Le scorte di cibo sono uno degli argomenti classici che si tocca quando si parla di prepping. Complice anche la televisione, questo è uno degli aspetti più noti e che potremmo ritenere fondamentale. Abbiamo già avuto occasione di parlare di scorte un paio di volte, ma data l'importanza dell'argomento non guasta tornarci sopra.
Daremo vita ad una breve serie di articoli dedicati a chi comincia, introducendo i concetti principali e mostrando gli errori da evitare ed il procedimento più corretto e semplice per avere delle scorte ben organizzate e che sarà facile gestire sia ora che dopo un eventuale Evento.
Iniziamo ad introdure alcune concetti fondamentali...
La WASI-SPORT organizza per domenica 7 ottobre una Master Class di maneggio e difesa da coltello.
Lo stage è aperto ai praticanti di ogni livello. Si terrà in Viale Bussolino a Casteggio, Pavia, con inizio alle ore 10.30 e si concluderà alle 19.30 con un aperitivo.
Il costo dello stage è di 40€, ma per la comunità di prepper.it la wasi-sport ha previsto uno sconto speciale pari al 10%. Per avere diritto allo sconto bisogna:
Per informazioni e prenotazioni si può utilizzare direttamente l'aposita pagina del sito della WASI.
Affrettatevi, i posti sono limitati !!
Alle volte fare "outing" sul fatto che si è preppers non è cosa facile. Se si incontrano persone che non sono inclini a pensarla come noi, si rischia di essere sottoposti ad una serie di critiche e di osservazioni di vario genere e di passare per pazzi. No, non siamo qui per dichiararci incompresi o per reclamare le nostre ragioni contro gli altri, vogloamo solo esporre due concetti utili per capire perchè alcuni non vogliono neppure affrontare l'argomento rendendo difficile uno scambio di opinioni.
In un confronto, di qualsiasi natura, è sempre indispensabile capire e conoscere al meglio la posizione delle persone con cui parliamo. Per questo è importante capire anche chi ritiene che fare prepping sia tempo perso e capire quali sono i meccanismi che portano queste persone a vivere "con la guardia abbassata". Esporremo il punto di vista di questo stato mentale con una storiella che renderà lampante alcuni principi di ragionamento tanto fallaci quanto pericolosi: la storia delle scimmiette sul ramo.
Le scrivo in merito al suo ultimo articolo apparso oggi sulle pagine del Corriere della Sera / Spettacoli "Gli apocalittici: pazzi che divertono".
Mi scuso se mi presento con una lettera aperta, ma non ho trovato modo di risponderle sulle pagine del sito del Corriere, non essendo prevista una funzione di feedback o commento, cosa a cui la rete, grazie al cielo, ci ha ormai abituato.
Sono Marco Crotta, responsabile del sitowww.prepper.it, e credo di aver sdoganato la "sub-cultura" del prepping in Italia. Non più tardi di martedì 25/9 lo stesso Corriere, nella cronaca di Milano,mi aveva concesso un piccolo spazio sullo stesso tema. Spero ora vorrà concedermi un umile ma, a mio avviso, legittimodiritto di replica.
Devo dire che non sono in disaccordo con lei, anzi. Ho più volte cercato di prendere le distanze con atteggiamenti esagerati come quelli presentati nella serie americana del National Geographic. Devo dire che è stato più difficile del previsto perché i suoi colleghi, che mi hanno intervistato e filmato, hanno più volte cercato di farmi dire e farmi fare appunto cose "da pazzi": maschere anti gas, calarsi con le funi dai palazzi e via dicendo.E' stato mio lo sforzodi riportare gli argomenti sul piano reale eliminando frottole tanto sensazionali quanto vendibili.
Siamo italiani, abbiamo cultura e storia, e non siamo portati per quel tipo di esagerazioni. Laddove gli americani temono per il loro futuro a causa delle antiche profezie o di improbabili cataclismi di ogni genere, gli Italiani vedono il loro futuro minacciato dalla situazione economica, politica ed ecologica. Se gli americani hanno paura della fine del mondo,molti Italiani hanno paura della fine del mese. E dove i sostenitori del secondo emendamento cercano di assicurare la loro sopravvivenza con armi e munizioni, noi che nel DNA abbiamo l'arte dell'arrangiarsi pensiamo ad imparare nuovi mestieri, a studiare nuovi metodi per risparmiare e per provvedere alle necessità delle nostre famiglie.
Insomma,se le sue considerazioni si limitano a quanto rappresentato in TV per la serie d'oltre oceano, sono d'accordo con Lei, ma la prego di non voler banalizzare e generalizzare, nè di tirare in mezzo i prepper italiani.
Giustamente Lei è (anche) un critico televisivo, e deve considerare il fenomeno così come viene messo in onda. Ma se ci fermiamo un momento e cerchiamo di andare un po' più in profondità, credo ci si spegnerà il sorriso.Perché il prepping sta prendendo piede in Italia?Perché ci sono così tantti "pazzi" in questo mondo? Provo a darle la mia risposta: perché "il futuro non è più quello di una volta", e le prospettive sono decisamente fumose se non preoccupanti. La generazione che è stata defraudata delle sue prospettive cerca risposte nelle istituzioni e nella politica, ma queste rispose, le rare volte in cui arrivano, sono a dir poco deludenti. Trovo normale allora che si provi a trovare le risposte da sè, a cercare di provvedere a sè stessi una volta che ci si trova abbandonati e senza prospettive. Rispetto a tutto questo il prepping ovviamente non è una risposta, però non si può negare che siail sintomo di un bisognoche non viene soddisfatto e nè trova risposte. E mi permetta di dirle che in qusto non trovo nulla di comico.
Ma torniamo alla serie TV. A questo punto, dato quello che è stato mandato in onda (e, mi creda, il bello deve ancora venire!) mi rimane una speranza: essere riuscito a marcare le differenze ed aver dimostrato che i prepper italiani sono solo persone che hanno fatto propria la saggezza dei nostri nonni, che hanno imparato a risparmiare, ad essere previdenti, a prendersi cura della famiglia pensando al domani, e che sanno farsi carico di queste responsabilità, e anche di quelle che spetterebbero alle istituzioni.
La ringrazio molto. Cordialmente
Marco Crotta. www.prepper.it
PS: no, io non sopravvierò alla fine del mondo, che cmq non ci sarà.
Il binomio fame e rivolte è una costante che si ritrova più volte nella storia dell'umanità. E' evidente a tutti che, portato alla fame o vedendosi incapace di sfamare i propri figli, chiunque sarebbe capace dei gesti più forti ed eclatanti. E' un'istinto primordiale, alla base della conservazione della vita e della specie.
La storia moderna ci presenta come casi più famosi la Rivoluzione Francese del 1789 e i moti durante la Grande Carestia in Irlanda del 1845-49, ma non mancano certo esempi precedenti e, a quanto pare, anche estremamente vicini: le rivolte della primavera araba.
Uno studio dell'Università di Cambridge del dipartimento di "Studio dei sistemi complessi" ha trovato una corrispondenza tra i valori degli indici del prezzo del cibo ed il notevole aumento delle probabilità che scoppino rivolte e disordini sociali. Lo studio è del 2011 e presenta uno modello matematico per analizzare i prossimi eventi che si è dimostrato accurato.