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Avevo lasciato nonna in macchina in cima ad Amatrice, quindi ho scalato di nuovo le macerie per raggiungerla e occuparmi di lei, il sole stava quasi per sopraggiungere, l'auto era aperta ma non avevo le chiavi perchè le aveva portate via mia madre e non sapevo più dove fosse, le ho fatto una capanna con le giacche e la sua vestaglia, era in camicia da notte e senza una ciabatta, non potevo portarla da nessuna parte e siamo rimaste così, con intorno gli elicotteri che si alzavano senza sosta per trasportare i feriti negli ospedali.

 

Questo capitolo non è propriamente fine allo scopo primario del mio scrivere qui, è solo cronaca, probabilmente c'è poco prepping e più impressioni personali, perchè a questo punto dell'accaduto, non ero più preparata mentalmente a niente, avevo solo coraggio e dolore dentro di me e questo mix almeno non mi ha fatta piangere addosso, mi ha fatta agire.

La parte che preferisco dello scrivere articoli su Prepper.it, è il fatto che li leggano anche i miei genitori, i veri eroi della tragedia che a circa 70 anni, hanno la forza, la giovinezza e la volontà di 10 ragazzi.
Anche se affermano il contrario, credo che loro abbiano fatto cose molto più ingrate delle mie, perchè erano più legati alla comunità oltre che al territorio, io invece preferivo la solitudine e pochi rapporti umani e il caso ha voluto che morissero le persone che più amavo. 
Mamma e papà sono un esempio per la nostra associazione di soccorso perchè non si tirano mai indietro, né per le cose belle ed emozionanti e né per sentire sulle loro spalle tutto il dolore delle persone delle quali si occupano quotidianamente, senza far trasparire il loro.

Cari amici, cari Preppers,

per voi e per tutti è passato un anno, a me sembra sempre di essere appena tornata a Roma e di essermi svegliata il 25, dal paio d'ore di sonno che ero riuscita a fare verso l'alba. Una piccola Apocalisse nel cuore dell'Italia che ha provocato 299 morti ufficiali, ma tante altre sono state le vittime delle conseguenze del terremoto con suicidi, depressione, ansia, problemi cardiaci, sindrome da shock post traumatico, isolamento volontario e tutta una serie di patologie che hanno messo a repentaglio la vita dei sopravvissuti e che in alcuni casi ancora la condizionano.

La mia comunità e quelle limitrofe sono state duramente segnate da questo disastroso evento, ma la vita continua e sopravvivere fa di noi la nuova generazione e non importa l'età, siamo tutti nuovi, tutti diversi da prima.

Quando vi capiterà di essere dei sopravvissuti capirete che per superare il trauma dovete “andarvela a cercare”. Dovete parlarne, dovete fare qualcosa sul campo senza scappare, l'evento maggiore sarà uno solo, quello che provocherà più vittime, quelli che verranno dopo saranno d'entità inferiore e quindi non dovrete avere paura di viverli perchè il peggio è passato e ce l'avete fatta.

Questa pagina del diario è un po' diversa, oggi è l'anniversario della morte dei miei amici, dei parenti, dei bambini di cui negli anni mi sono occupata, dei loro genitori, delle persone a cui volevo bene, morti tutti insieme contemporaneamente e, non ultima, della storia della mia città.

La città non muore finchè la comunità resta unita nonostante tutto e così è stato. All'inizio sembravamo delle tribù, ognuna col suo capo villaggio e ci ritrovavamo tutti insieme nella mensa della Regione Lazio, l'inverno arriva in fretta da noi e si stava là dentro per scaldarci nei momenti di pausa, per sostenere gli altri sopravvissuti e per mangiare grazie alle vostre donazioni perchè non avevamo più niente e voi tutti ci avete aiutati, non ve ne saremo mai grati abbastanza.
Dopo un po' di tempo, come tra ogni gruppo di sopravvissuti, sono iniziati gli screzi, l'istinto diceva a tutti che quella era una lotta per la sopravvivenza, perchè rendersi conto che ce n'è abbastanza per tutti è difficile, specie in un clima ostile, senza ancora una casa vera e con le scosse continue.

Sono arrivate le casette, le SAE (Soluzione Abitativa d'Emergenza), ma non erano abbastanza per tutti e quindi la comunità si è disgregata ancora di più, in gruppi più piccoli e ostili tra loro, quelli che avevano la casa e quelli che non ce l'avevano. 
L'estrazione a sorte delle casette è stato come assistere ad una partita di una straziante roulette russa al contrario, una cosa terribilmente sbagliata socialmente: la disgrazia altrui sarebbe stata la propria salvezza. Questo ci ha portati ad una tacita guerra tra disperati e l'aver dovuto estrarre a sorte è stato il fallimento dei diritti dell'uomo.

Il tempo è passato e ancora non tutti hanno una SAE, l'inverno sta arrivando di nuovo e siamo speranzosi che vengano realmente finite in tempo, nel frattempo sono state donate casette su ruote e altri tipi di abitazioni provvisorie da privati e piccoli enti, molti altri se la sono comprata da soli.

Questo è il bilancio del primo anno, l' 1 d.T.

Ognuno di voi ha contribuito a modo suo a farci sopravvivere a tutto questo, con l'amicizia, il sostegno, le donazioni, il vostro pensiero che ci ha sempre fatto sentire che non vi siete mai dimenticati di noi. La nostra nuova vità è prepper e lo è per tutti, h24, casette o meno, ormai siamo tribù e sappiamo arrangiarci, la mia nuova comunità è fatta di persone che hanno sempre vissuto in montagna, conosciamo la natura, gli inverni rigidi, come curarci degli animali e delle altre persone, nessuno lascerà solo nessun altro e saremo di nuovo felici.

La mia nuova casa sarà pronta in ottobre in una frazione sulla strada verso la montagna, qualunque prepper vorrà passare a trovarmi, sarà il benvenuto.

Grazie a tutti per ciò che avete fatto quest'anno per noi

Arianna

Da me si dice “C'ha sembre fatto”, il terremoto ha sempre fatto, come la neve, come il caldo, c'è sempre stato e la nostra memoria genetica lo sapeva che vivevamo in un luogo che faceva sentire le nostre vite precarie a dispetto delle nostre profonde radici

Ero a casa con i miei durante la scossa che ha distrutto Amatrice l'agosto scorso, ero a Castel Trione, una delle sue 69 frazioni e stavamo abbracciati sul letto aspettando che finisse perchè ci era parsa la cosa più saggia da fare, avevamo paura dell'eventualità che il ferro delle nostre scale a chiocciola ci stritolasse e abbiamo solo aspettato, nient'altro. Mi sono vestita e ho preso da sotto il mio letto lo zaino del quale vi ho già parlato e, con le scarpe in mano, senza un preciso motivo, sono scesa per le scale, ho calpestato dei vetri senza procurarmi neanche un taglio, sono uscita e mi sono messa le scarpe.

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