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20160410 Disinformazionei prepper dovrebbero fidarsi della politica e dei media? La risposta a quanto pare è no.

Parleremo infatti di come è stato presentato l'argomento relativo al referendum del 17/4 e di che implicazioni questo abbia su un rapporto di fiducia sempre più fragile e dubbio. Il tam-tam mediatico di questi giorni ci fornisce una ghiotta occasione per parlare di un argomento che, stavolta si, ci riguarda e ci sta a cuore.

 

Innanzitutto...

Su prepper.it i discorsi inerenti alla politica sono off-limits per regolamento e per scelta. Questo perchè pensiamo che prendere posizione o avvitarci su argomenti di questo genere sarebbe innanzitutto divisivo per la nostra comunità, ci farebbe avvitare su discorsi che non ci competono e ci distrarrebbe dal nostro vero scopo.

Non vogliamo infatti prendere parte alla diatriba in se, ma solo dimostrare come ci sia stata una enorme operazione di "distrazione di massa" rispetto al vero punto della questione.

 

Cosa ci è stato detto

Quelli di noi che hanno seguito la questione, ma soprattutto chi non l'ha fatto, avrà sicuramente sentito parlare di un sacco di argomenti collegati a quello del quesito referendario. Si è parlato di ecologia, energie rinnovabili, nucleare, posti di lavoro, inquinamento, turismo, indipendenza energetica e molto altro ancora, ma poco o nulla si è detto del vero aspetto in questione: chi decide e come delle risorse del paese, e in vantaggio di chi.
Tutti gli altri argomenti (ecologia, energia etc) non hanno nulla a che vedere direttamente con la questione e sono tirati in ballo per un motivo molto preciso: confondere, nascondere e distrarre.

Vediamo perchè.

 

Il quesito

Leggendo bene il testo del quesito in se e spogliandolo dei giri di parole inutili, potremmo riassumere la comanda con: "volete voi cancellare una riga da una certa legge?"

Per rispondere consapevolmente è necessario sapere in cosa consiste la modifica. Andando a scavare si scopre che il testo della legge ora concede l'estrazione fino all'esaurimento del pozzo (esito della vittoria dei NO al referendum), la modifica invece lascierebbe il diritto di estrazione valido fino alla data già pattuita e pagata con i diritti di estrazione (esito della vittoria dei SI).

 

In soldoni la differenza è questa:

  • se voto NO: regalo alle compagnie petrolifere la possibilità di estrarre tutti gli idrocarburi presenti nel giacimento
  • se voto SI: lascio loro la possibilità di farlo solo fino alla scadenza della concessione che hanno pagato.

 

Ma allora cosa centrano tutte le altre argomentazioni accampate? Nulla o poco più..

 

Un po' di dati

La durata delle concessioni è molto lunga. Ci sono concessioni prossime alla scadenza, ma ci sono anche molte concessioni che scadranno dopo il 2040. Quindi tutti coloro che hanno detto che in caso di vittoria del SI il giorno dopo sarebbero stati chiusi i giacimenti e saremmo stati costretti ad andare a piedi mentivano.

Riguardi ai posti di lavoro in gioco c'è molta confusione. Innanzitutto c'è chi li quantifica in 5000 (il numero vero), chi in 11.000 chi in 100.000. Già sparare numeri così diversi è necessariamente sintomo di disinformazione. Ma soprattutto, come abbiamo appena detto, alcuni di questi posti di lavoro sono "assicurati" per altri 30 anni, quindi quelli sono numeri che andrebbero necessariamente ridimensionati. Ma pur rimanendo il problema di 5000 persone che non rinnoveranno più il loro contratto (come per altro era già prima della legge di stabilità) resta il fatto che sarebbe forse il caso di occuparsi prima di 390.000 esodati che hanno perso lavoro e pensione a causa di una legge...

Chi cita la nostra indipendenza energetica, dovrebbe sapere che tutte quelle piatteforme forniscono idrocarburi pari al 3% del fabbisogno di gas e per l' 1% del fabbisogno di petrolio... vien da se che la presenza o l'assenza di quelle estrazioni (che ripetiamo, andranno comunque avanti per molti anni) non incidono affatto sul nostro fabbisogno in modo significativo: stiamo parlando dell'equivalente di circa 11 giorni l'anno. Se vogliamo puntare davvero all'indipendenza energetica dovremmo sforzarci un po' di più...

 

Allo stesso modo, tutte le altre questioni tirate in ballo (ecologia, inquinamento, fonti rinnovabili) possono essere attinenti all'argomeno solo in modo molto parziale e secondario, ma vengono fatti diventare l'argomento del contendere per creare confusione.

 

La vera questione

In punto dirimente insomma è un'altro. Votando NO si vuole di fatto regalare ad una compagnia privata (italiana o estera che sia) gli idrocarburi che ci sono nel nostro mare. Va ricordato che quanto estratto non appartiene allo Stato Italiano, ma alla compagnia privata che è libera di farne quello che vuole. Non ci sono insomma garanzie sul fatto che il petrolio li estratto finirà (magari a poco prezzo) in una pompa di benzina italiana.
Non solo: c'è la questione delle royalies, ovvero delle "tasse" che le compagnie pagano allo Stato Italiano in base al quantitativo estratto... ma solo se supera una certa soglia !! Se una compagnia ha fretta di produrre perchè prossima alla scadenza, estrarrà più idrocarburi superando la soglia minima e pagando le royalties, mentre se ha tutto il tempo del mondo, potrà modulare l'estrazione in modo da stare sempre sotto la soglia e non pagare mai un euro allo Stato. Altri soldi regalati.

Ma perchè fare questo regalo? Chi ci guadagna?
A quanto pare solo le compagnie petrolifere e "gli amici degli amici". Nessun'altro.

 

E noi prepper...

Abbiamo ancora una volta la prova che le informazioni vere ed affidabili sono difficili da trovare, sepolte sotto fiumi di disinformazioni e specchietti per le allodole. Sappiamo quindi che dei media ci si può fidare poco, e che è necessario darsi da fare su più fronti per reperire informazioni da confrontare, completare ed incrociare tra loro per iniziare a dipanare la matassa di cose insensate che ci vengono poste davanti per nascondere come stanno davvero le cose. Il tutto senza cedere al complottismo o altro.

Abbiamo anche la conferma che chi ha il sedere incollato a certe poltrone di tutto si occupa tranne che del bene del paese. Per questo infatti c'è poca copertura mediatica sul referendum e quando se ne sente parlare ci sono persino esponenti governativi che incitano all'astensione (ributtante in un paese civile). E come se non bastasse (e forse è la cosa più grave) è la conferma che non c'è una seria e lungimirante politica energetica in questo paese che possa, stavolta davvero, renderci meno dipendenti dalle risorse che vengono dall'estero.

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