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Stile di Vita

20131127-Coloni1Avvicinandosi alla preparazione e soppravvivenza prima o poi ci si imbatte in discussioni in merito all'approccio alle molteplici difficoltà. Esistono scuole di pensiero che ci suggeriscono diversi angoli da cui guardare ed affrontare queste problematiche.

Parlando di filosofie di soppravvivenza e preparazione, il solo fatto che da milioni di anni abitiamo la terra, soggerisce che a molte se non a tutte, le domande “ancestrali” sia gia’ stata data risposta.

Proviamo oggi a studiare a fondo il periodo coloniale Americano-Canadese compreso tra il 1690 ed il 1760, con l'aiuto delle conoscenze di una società culturale che praticava la sperimentazione storica.

 

L'esperienza dei coloni

I coloni una volta sbarcati sul Nuovo Continente, dovettero praticare sia la sopravvivenza che la sostenibilità con l’adattamento a nuove condizioni climatiche, a nuovi cibi, a nuove tecniche di coltivazione, a nuove risorse animali; hanno dovuto imparare a difendersi e, vale la pena ricordarlo, molti sono morti non solo per la durezza della vita e cause naturali, ma per la mancanza della capacità di guardare al di fuori della loro cultura.

Un esempio sono i casi di intere comunità di coloni decimate dalla carenza di vitamina C, perdendo molto vite umane fino a che non hanno accettato di interfacciarsi con i nativi (i “primitivi”) che hanno insegnato loro che gli aghi di pino erano la soluzione.

Sulla base di queste premesse dopo qualche anno di studio siamo arrivati a compilare questi otto concetti fondamentali che potremmo definire la lezione che i coloni ci hanno insegnato:

  1. La sopravvivenza in completa indipendenza (da soli) non è sostenibile nel lungo periodo, specialmente se non si dispone di capacità, conoscenze e risorse naturali. Esistono casi di persone che hanno vissuto per 30 anni nelle giungla, ma sono casi che portano rapidamente all'estinzione. E l’estinzione non fa parte del nostro bagaglio genetico.
  2. La sostenibilità al di fuori di un gruppo sociale e per lunghi periodi o indefinitamente, è umanamente impossibile, sia che si tenti di ricostruire un tessuto sociale sia che si decida di vivere come all’età della pietra.
  3. Non esiste sopravvivenza reale e duratura, senza sostenibilità.
  4. Il primo passo verso la sostenibilità di un individuo o di un gruppo costituisce un’analisi obbiettiva delle necessità. Bisogna imparare a determinare cosa serve realmente e non cosa vorremmo idealmente”.
  5. La formazione del gruppo o della comunità deve essere sviluppata partendo dalle capacità conoscitive e lavorative dei componenti rispetto alle necessità. Ciò non vuol dire, ad esempio, che chi e’ tecnico informatico, in assenza di computers, non abbia un ruolo, ma che sulla base dei punti 4 e 5, ci si dovrà reinventare.
  6. Nell'ambito di una sostenibilità duratura, le tecniche, i materiali, le diete e tutti gli altri aspetti dovranno essere calcolati e praticati sulla base delle risorse reperibili in luogo con continuità o alternativamente, le comunità dovranno spostarsi alla ricerca di nuove risorse.
  7. La sostenibilità implica lo sfruttamento intelligente delle risorse al fine di garantirne la disponibilità nel tempo (cicli di agricoltura, cicli della cacciagione, ecc.). Gli eccessi della società dei consumi non hanno più posto nella vita sociale.
  8. ll baratto è una strada perseguibile nell’ambito della sostenibilità, tuttavia diventa essenziale identificare ciò che realmente è barattabile in opposizione a ciò che le logiche della società moderna indicano come barattabile.

 

Sopravvivenza a lungo termine

La sopravvivenza è spesso giustamente contestualizzata in situazioni in cui l’emergenza è di breve durata e circoscritta in seno ad una società funzionante; ma se il problema si ripropone a lungo termine o indefinitamente, la sopravvivenza pura non e’ più un concetto proponibile, Si passa necessariamente alla continuità della specie ed eventualmente alla ricostruzione di una nuova, migliore società. Nell'eventualità di un collasso della società moderna, diventeremo i nuovi coloni.

Il lato positivo è che a differenza dei coloni del 1600-1700, avremo a disposizione un bagaglio intellettuale infinitamente superiore, il che non e’ poco! Nonostante questo dovremmo fare riferimento a tecniche e modi di vita del passato, più essenziali, autonomi, sostenibili ed in antitesi ai modelli attuali. “Guardare indietro per guardare avanti”.

Nel prossimo articolo riporteremo esempi di esperienze di studio e sperimentazione storica.

 

Paolo B. per prepper.it

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