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Economia

20140521-GasRussiaCinaAbbiamo più volte parlato di petrolio ed energia da queste pagine. Ormai non fa più notizia che proprio l'approvigionamento di queste importantissime risorse sia alla base di conflitti bellici su vasta scala, nuove guerre economiche e grandi manovre geopolitiche. Le recenti tensioni tra Russia ed Europa non fanno eccezione.

Oggi Russia e Cina hanno siglato un'accordo trentennale da 450 miliardi di dollari per fe forniture di gas. Questo, ed altri 49 trattati simili, spostanto pesantemente il baricentro dell'economia e dello sviluppo ad est, impoverendo e raffreddando il futuro dell'Europa.

 

Il sole sorge ad est.

L'accordo di ieri tra Russia e Cina fa tremare i polsi all'Europa. La Russia attualmente produce ogni anno circa 624 miliardi di metri cubi (Gm3) di gas naturale. Di questi circa 148(Gm3) sono destinati al mercato europeo. La Cina con questo accordo (si stima) passa dagli attuali 50Gm3 a 88.

Le ripercussioni che questo può avere per noi non sono da poco. Il gas  russo ha un nuovo forte compratore e questo corta notevoli conseguenze.

  • come ben sappiamo ad un'aumento della domanda corrisponde un'aumento dei prezzi
  • la Russia è sempre meno vincolata all'Europa dal punto di vista commerciale
  • la Cina si afferma sempre più come potenza economica ed industriale, e le forniture energetiche rafforzeranno questa tendenza.
  • tutto questo per noi vuol dire che l'Europa vede rimensionato il suo potere economico, commerciale e produttivo.

Come sappiamo, la struttura della nostra società è tale che ogni cosa risente immediatamente delle variazioni del mercato dell'energia e della sua disponibilità. Si parte dalla produzione e dall'economia per arrivare alla finanza, al cibo, alla stabilità sociale: tutti aspetti legati tra loro come in un domino.

Ma quali potrebbero essere, su vasta scala, gli impatti di una crisi energetica?

 

L'impatto di una crisi energetica

Il summit militare 'Transatlantic Energy Security Dialogue',  ha avuto luogo il 10/12/2013. Il risultato della sua analisi è degno di nota.
La continua dipendenza dai combustibili fossili potrebbe portare ad una crisi energetica senza precedenti. Questa a sua volta andrebbe ad impattare direttamente l'economia e la finanza globale. Sarebbero infatti compromesse le capacità produttive dei vari paesi e le relative capacità commerciali: le industrie hanno una enorme fame di energia per creare beni e prodotti, i quali poi devono essere trasportati dal luogo di produzione a quello di consumo.


"L'idea una futura produzione di petrolio e gas che sia in grado di sostenere indefinitamente il nostro attuale stile di vita non può continuare senza rischi significativi ".


l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIEA)  dispone di analisi "esaustive" sui 1.600 campi petroliferi più importanti, che forniscono circa il 70% dell'attuale fornitura globale di petrolio.  L’analisi rivela un tasso di declino riscontrato del 6,2% – il doppio della stima di circa il 3% dell’IEA. Infatti, nonostante gli investimenti dell’industria petrolifera siano triplicati dal 2000, l’incremento della fornitura di petrolio nello stesso periodo è stato appena del 12%. Questo vuol dire che c'è meno petrolio ad un prezzo molto più alto. Il risultato è che la dipendenza dai combustibili fossili sta diventando sempre più costosa, con i prezzi del petrolio che continueranno a salire nel prossimo futuro, influendo sempre più sulla crescita economica globale.

La nostra infrastruttura di trasporto è totalmente dipendente dai combustibili liquidi. Come faremo ad alimentare le infrastrutture con questi tassi di declino?  Ecco perché questi argomenti, che stanno prendendo piede sia tra gli alti ufficiali dell’esercito americano che nella società civile americana, possono servire per affrontare questa sfida.

 

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