Abbiamo già affrontato l'argomento della nascita delle due discipline e dalle differenze macroscopiche ed esteriori. Oggi vogliamo portare questa analisi un passo oltre e vedere le differenze rispetto al contesto di applicazione e alla "normalità" della vita del singolo individuo.
Imprevisti e normalità
La differenza che vogliamo mettere in luce oggi è quella intercorre tra:
- la nostra vita 'normale' di tutti i giorni
- imprevisti e situazioni estreme lontane dalla nostra quotidianità
Non è raro infatti vedere che, giustamente, i corsi di survival di ogni livello si tengano prevalentemente in ambienti boschivi, naturali o comunque "extra-urbani". Capita poi di vedere molti pochi corsi che si focalizzino su quando ci può capitare in città, e la maggior parte delle volte questi corsi di fatto presentano le stesse tecniche che abbiamo in contesti naturali solo "rivisti e riadattati", escludendo la maggior parte del contesto (e quindi delle tecniche e delle possibilità) che sono proprio degli ambienti cittadini. Ma come sappiamo il 70% della popolazione mondiale vive in città e si trova in ambienti più naturali per diletto, sport o ... per sbaglio.
La differenza dove sta?
Se volessimo riassumere questo concetto in un paio di frasi sarebbe un'impresa ardua: non ce ne vogliano i nostri lettori ma è necessario fare delle generalizzazioni e "tagliare con l'accetta" i concetti dovendo provare a dividere il prepping dal survival, impresa che richiede purtroppo di forzare le cose.
- il survival studia le situazioni in cui noi ci troviamo in ambienti ostili e diversi dalla nostra quotidianità (montagna, deserto, jungla...). L'ambiente in cui ci troviamo è perfettamente 'normale' di per se, e siamo noi ad essere un'elemento anomalo in quel contesto. E' l'anomalia del trovarci li che fa si che la situazione sia pericolosa per noi, e per garantire la nostra sopravvivenza dobbiamo impiegare, a posteriori, tecniche che attingono dall'ambiente in cui ci troviamo i mezzi di cui abbiamo bisogno. Il survivalist quindi passa da una proprio contesto normale alla normalità di un contesto diverso che non è il suo.
- il prepping studia situazioni in cui il nostro ambiente (in cui ci siamo sempre trovati e in cui viviamo la nostra normalità) muta e cambia i parametri della qualità della vita e delle risorse a disposizione. In questo senso il prepper resta nel suo ambiente ed è questo a modificarsi, magari in seguito ad un Evento. L'anomalia è portata dal cambiamento dell'ambiente che lo rende più ostile o pericoloso. Per garantire la propria sopravvivenza e la propria qualità della vita, il prepper punta a prevenire i disagi e quindi agisce prima di questo cambiamento e crea o accumula da ora le risorse e competenze di cui potrebbe avere bisogno.
Per dirla con un proverbio è la stessa differenza che c'è tra "Maometto che va alla montagna" o viceversa: fermo restando che i due si incontrano le differenze non sono poche, anzi !!
Così vicine eppure così lontani
Come abbiamo anticipato, non pensiamo affatto che ci sia una disciplina superiore o che possa comprendere l'altra. Allo stesso modo è innegabile che tecniche di una di queste discipline non siano affatto estranee all'altra, dato che il confine tra le due è decisamente sfumato e, giustamente, poco definito. Per questo per noi restano "Brothers in Arms" a tutti gli effetti.
Vale però la pena sottolineare le differenze esistenti nelle filosofie di base in quanto queste contengono le ragioni ed i motivi per le evidenti differenze che alle volte notiamo negli approcci che possiamo avere ad uno stesso problema: non è affatto detto (ed è un bene che sia così) che un prepper affronti le situazioni allo stesso modo di un survivalist, e dovremmo fare tutti in modo che queste differenze ci arricchiscano.
Per questo motivo non c'è nulla di sbagliato se un prepper non si cala con le funi da un palazzo in fiamme: ha gli estintori pronti !! Allo stesso modo un survivalist avrà forse pochi alimenti nella sua scorta (se la fa), perchè saprà come procurarsi il cibo da se !!
In mezzo a questi estremi ci sono milioni di possibilità e sfumature diverse che la sorte (tiranna, sempre) potrà un giorno presentarci.