Molti, probabilmente, quando hanno parlato di prepping ad amici e conoscenti si sono sentiti chiedere se per caso avevano preso qualche colpo in testa... Scherzi a parte, trattiamo un'altro tema serio con DocMax: il trauma cranico, che può capitare in seguito ad uno scivolone durante un tracking o altre attività.

Come vedrete questo caso è molto comune, ma le conseguenze possono essere molto serie e trattarlo non è affatto una cosa da "fai da te". La cosa migliore che possiamo fare è diagnosticarlo in tempo e far si che i soccorsi siano messi nelle condizioni migliori per operare il prima possibile. Ecco perchè:

 

Cos'è il trauma cranico

Per definizione, un trauma cranico è una qualsiasi situazione che produce danni funzionali (vertigini, perdita di coscienza…) o anatomici (contusioni, fratture, emorragie…) alle varie componenti del cranio. Due terzi sono dovuti ad incidenti stradali, il terzo restante si divide tra incidenti domestici e infortuni sul lavoro, durante manifestazioni di massa o pratiche sportive.

Nelle forme gravi può avere diverse manifestazioni, che vanno dal disorientamento alla sonnolenza, fino all’incoscienza e al coma; si possono avere perdite di sangue dalle narici o dall’orecchio; si può avvertire paralisi di un lato del corpo e così via. Questa enorme variabilità della sintomatologia è data dal fatto che il cervello ha molteplici funzioni che corrispondono a diverse aree, le quali possono essere interessate dal trauma singolarmente o contemporaneamente.

 

Come diagnosticarlo

Quando la dinamica dell’incidente è importante, dubitare sempre dell’apparente buona salute – transitoria – del soggetto. Un ematoma epidurale ad esempio (una raccolta di sangue che si forma tra le ossa del cranio e la prima delle meningi, chiamata dura madre) presenta, dopo una breve perdita di coscienza, una fase lucida, durante la quale il paziente sta bene e non accusa sintomi: intanto la raccolta di sangue sta crescendo e il paziente va improvvisamente in coma quando ormai è troppo tardi. Una TC del cranio eseguita precocemente scongiura questa evenienza. Un campanello di allarme si deve accendere quando il paziente vomita all’improvviso, senza prima avvertire nausea: si chiama “vomito a getto” ed è un segno che il cervello è molto probabilmente vittima di una compressione in fase crescente, probabilmente per via di un ematoma. L’evenienza più benigna è la commozione cerebrale, in cui c’è stato un fugace danno funzionale (una perdita di coscienza) ma senza danno anatomico (il cervello e le strutture nervose sono integre); quella più grave è la concussione cerebrale, nella quale il danno non è solo funzionale, ma anche anatomico, in quanto i neuroni si sono danneggiati e non possono essere riparati: esempio classico di trauma cranico prolungato nel tempo è quello del pugile, che man mano che prende colpi nella sua carriera nota sia una modificazione del carattere (i lobi frontali sono quelli che governano l’indole dell’individuo) sia un abbassamento della vista, per i contraccolpi che il cervello riceve nella sua parte posteriore (le zone cerebrali deputate alla vista sono infatti situate nel lobo occipitale).

 

Cosa si può fare

Quando si soccorre un individuo vittima di un trauma cranico innanzitutto si deve accertare lo stato di coscienza, il respiro e il battito cardiaco; mantenere (o far sdraiare se cosciente) il paziente in posizione supina; non bloccare la fuoriuscita di sangue dagli orifizi (è importante per i sanitari per capire l’origine dell’emorragia e per evitare la formazione di coaguli all’interno del cranio); non cercare di rimuovere eventuali oggetti conficcati e non somministrare liquidi, in quanto possono peggiorare l’ipertensione endocranica (aumento di pressione all’interno del cranio). Se il paziente è incosciente e non presenta respiro e polso si dovrà procedere alle manovre di rianimazione cardiopolmonare (che approfondiremo in un altro articolo). Se il paziente è cosciente, comunicare ai soccorsi in arrivo se:

  • il paziente è sonnolento;
  • si comporta in modo anomalo;
  • avverte una forte cefalea o dolore al collo;
  • le sue pupille sono di diametro differente;
  • ha difficoltà a muovere gli arti;
  • vomita.

Se presenta emorragie cutanee senza fratture visibili sottostanti si può procedere alla compressione, come abbiamo trattato nell’articolo dedicato alle ferite; se invece si sospetta una frattura cranica bisogna solo coprire la ferita e non tentare di rimuovere detriti. Se il paziente vomita, adagiatelo in posizione laterale di sicurezza (figura in basso):

 

 

eviterà al vomito di essere aspirato nelle vie aeree. Ma se solo sospettate un trauma alla colonna vertebrale lasciate il paziente nella posizione supina: una mobilizzazione potrebbe aggravare il danno al midollo spinale.

 

Info:
DocMax è in realta il Dr. Massimiliano Bellisario, Medico Chirurgo specializzato in Medicina Generale e appassionato di Medicina dei Disastri.Collaborazione con Prepper.it per divulgare informazioni corrette riguardo al primo soccorso in caso di emergenze. Gestice la pagina facebook Facebook.com/NextSolarStorm  dedicata alla sua guida di sopravvivenza alle tempeste solari