Come preppers non che appoggiare in tutto e per tutto l'azione di Save the Children e va da se che il suo monito ci trova completamente d'accordo. E' corretto senibilizzare l'opinione pubblica rispetto alla situazione delle popolazioni di paesi in guerra, come ad esempio la Siria.
Tuttavia vogliamo anche rilanciare la posta in gioco: se è vero che tutto quello che mostrano nel video sta accadendo altrove, e che la distanza geografica non deve essere necessariamente anche empatica, come prepper dobbiamo anche dire che "se non sta accadendo ora non vuol dire che non potrà accadere domani".
Il pubblico da sensibilizzare
Il video è spettacolare. Racconta in un minuto e mezzo, un secondo alla volta, la vita di circa un anno di una bambina inglese che vive la sua vita fino a quando la "normalità" le viene portata via dalla guerra. Mentre davanti a lei la vita continua a scorrere, dietro, in secondo piano, possiamo vedere l'evolversi ed il precipitare della situazione. I telegiornali, i litigi e le discussioni, la preoccupazione, la fuga, la paura, il dolore.
Il video ci fa sentire coinvolti, toccati, parte integrante della situazione. Riesce pienamente nel suo intento di farci pensare "potrebbe capitare anche noi".
Per un prepper è diverso
Mentre il resto del pubblico resta sorpreso e shockato, un prepper vede linearità, plausibilità e realismo. Per un prepper la questione non è mai "se", ne "dove". E' solo una questione di "quando".
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