I preppers negli Stati Uniti ed Inghilterra sono ormai una realtà assodata, essendo tra l'altro gli stati in cui questo movimento ha avuto origine. 

Tuttavia per il resto dell'europa e del mondo, specie in Italia, il fenomeno è sconosciuto ai più e relegato ad una nicchia molto ristretta.

La maggior parte degli italiani che conosce la subcultura del prepping di solito vi approda per vicinanza o assonanza ad altri ambienti che sono però parenti molto lontani. Approdano al prepping i camperisti, campeggiatori, appasionati di militaria, softair, escursionisti e praticanti di survival. In verità il prepping non ha molto a che vedere con nessuno di questi.

Il nostro movimento si sta appena affacciando alla realtà Italiana, che per storia, cultura e tradizione è molto diversa da quella statunitense e che difficilmente può importare ed appropriarsi del concetto di preparazione alle emergenze senza prima plasmarlo e farlo suo, aggiungendo a quanto già fatto da altri alcuni propri ingredienti fondamentali. Anche in Italia si sta piano piano facendo strada l'idea che i rischi sono molto più vicini di quando non ci si voglia rendere conto, e che i principali responsabili della sopravvivenza nostra e dei nostri cari siamo noi stessi.

Abbiamo purtroppo assistito impotenti agli ultimi disastri geologici (il terremoto del L'Aquila) idirici (le alluvioni di Liguria e Piemonte), metereologici (la pioggia a Genova persino le nevicate a Roma) o creati dall'uomo (Fukushima e Chernobyl). Abbiamo visto quanto le autorità che presiedono alla sicurezza dei cittadini spesso si sono fatti trovare impreparati, colte di sorpresa e soprattutto senza la necessaria competenza. La ricetta "all'italiana" solitamente consiste nell'ignorare tutte le avvisaglie, lasciare che accada il peggio, trovare qualcuno su cui scaricare tutte le colpe, chiedere l'intervento della protezione civile e/o dell'esercito e pulirsi la coscienza con la "macchina della solidarietà" e gioire nell'assegnazione degli appalti per la ricostruzioni. Tutto questo al costo di vite umane e di una enorme massa di soldi e l'irreparabile scempio del territorio e dell'ambiente.

Di fronte a tutto questo c'è chi si rassegna, chi è fatalista e chi cerca di fare qualcosa. Questo sito è dedicato alla terza categoria di persone, che non si accontenta di quello che gli viene dato, che non si limita a lamentarsi e a piangere dopo, che si fa carico di quello a cui tiene e che è disposta ad andare contro corrente pur di riuscire a proteggerlo.

Qui potremo trovare altre persone che la pensano più o meno come noi, scambiarci idee, progetti, consigli. Potremo vedere che siamo in tanti ad essere "diversi" e potremo aiutare chi si affaccia a questa sub-filosofia auitandoci a capire meglio cosa si può fare e come.

Potremo dimostrare la nostra apertura mentale, imparando gli uni dagli altri e da altri prepper in giro per il mondo, rielaborando le idee secondo le nostre esigenze, le nostre peculiarità culturali e territoriali, ed aggiungerci quel pizzico di genio e di buon senso di cui spesso andiamo giustamente fieri.