Irene lavora coi cani e ha un curriculum di tutto rispetto: dopo la laurea in biologia, si è specializzata in comportamento animale ed ha seguito tutti i corsi necessari per diventare un'educatrice cinofila. Ha una sua ASD ed un suo sito (www.soscane.it) attraverso cui insegna la corretta gestione dei cani per il bene di bipedi e quadrupedi.
Per questo le abbiamo chiesto di aiutarci a capire cosa potrebbe fare il nostro cane per noi anche nei momenti più difficili.
Difficile rispondere, sia perchè non potrò essere esaustiva su un argomento così vasto, sia perchè non sono un'esperta di situazioni estreme e possono sfuggirmi i disagi che da queste derivano. Per rispondere provo tuttavia a immaginare scenari di sopravvivenza urbana e in contesto boschivo.
Antidepressivo naturale
Per cosa può rivelarsi “utile” il nostro amico, se è a questo che si vuole arrivare? Da amante degli animali direi, prima di tutto, al morale. In certe situazioni di difficoltà l'uomo può facilmente entrare in panico o in depressione, ed è noto che la presenza di un animale allevi le tensioni e contribuisca favorevolemente a migliorare l'umore. E direi che in una situazione di profondo disagio fisico e psichico già questo non sia poco!
Ma, volendo andare su aspetti più pratici?
Razze
Ogni individuo a 4 zampe è unico, e generalizzare potrebbe essere fuorviante. Esistono tuttavia delle tendenze di razza che non è consigliabile ignorare, e delle quali potrebbe essere utile tener conto in questo particolare frangente.
Tra i cani maggiormente collaborativi troviamo i pastori da conduzione del gregge (es. il famoso Border Collie), che sono molto legati al proprietario, facilmente addestrabili e hanno un'intelligenza fortemente adattativa, che permette loro di esserci d'aiuto in molteplici attività.
Esistono poi i cani da caccia, con un elevato istinto predatorio e più o meno indipendenti dal proprietario, i cani da guardia, che difendono il conduttore e/o la proprietà, e molte altre tipologie ancora.
Caccia
Per nutrirci, negli scenari boschivi/naturalistici probabilmente le nostre competenze botaniche si rivelano insufficienti per poterci permettere di scegliere uno stile di vita vegetariano (riporto alla mente la fine del coraggioso ma sfortunato Christopher McCandless, sul quale hanno girato il film Into the Wild). Credo che la necessità debba essere quella, almeno temporaneamente, di fare affidamento su una fonte di sussistenza fortemente proteica: la carne, e quindi la caccia.
Se avessimo bisogno di cacciare l'istinto predatorio è una di quelle caratteristiche che potremmo sfruttare a nostro vantaggio, sempre che il cane abbia un istinto ben sviluppato, che non si mangi la preda catturata e, soprattutto, che non si smarrisca durante l'inseguimento non trovando più la strada del ritorno.
Il cane discende dal lupo, e condivide con questo le fasi di quella che viene chiamata “sequenza predatoria”:
- la localizzazione della preda da catturare;
- la fase di avvistamento della preda (sguardo);
- l'avvicinamento;
- l'inseguimento;
- il morso per immobilizzare;
- il morso per uccidere;
- il consumo dell’animale ucciso.
Nei secoli, tramite la selezione artificiale, l'uomo ha modificato questa sequenza creando razze di cani che interrompono la sequenza predatoria alla fase desiderata, o che esasperano una di queste fasi o ne sopprimono un'altra, a seconda del compito che l'uomo ha voluto assegnare a quella tipologia di cane. Per questo ci sono razze (come i Pointer e i Setter) che si limitano ad indicare al cacciatore dove sia l'animale, esasperando la fase dello sguardo fisso in un'immobilità quasi assoluta, altri (es. gli Spaniel) stanano la preda e la riportano al cacciatore una volta che questo l'ha abbattuta, mentre altri ancora (alcuni Segugi) completano tutta la sequenza sopprimendo solo la fase del consumo.
Quali razze potrebbero fare al caso nostro in questo frangente?
Sicuramente i cani da caccia che abbiano una sequenza predatoria che comprenda almeno anche il morso per afferrare e non si limiti all'inseguimento. Se invece noi fossimo in grado di uccidere la preda (usando armi da fuoco? arco e frecce? balestra?), allora potrebbe esserci utile anche un cane da Cerca, come gli Spaniel, in grado di stanare il selvatico, piuttosto che cani da Ferma come Pointer, Setter e Bracchi, con una preferenza per quei cani che effettuano anche il riporto, o i Retrievers, che localizzano la preda e la riportano dopo l'abbattimento. Forse i Levrieri sarebbero meno adatti a un ambiente boschivo in quanto, cacciando a vista, avrebbero difficoltà a mantenere il contatto visivo con la preda.
Difesa, protezione e guardia
Se invece l'obiettivo primario fosse di difendere le nostre provviste, l'accampamento o la casa da un possibile intruso che possa costituire un pericolo, ci servirebbe un cane da guardia, possibilmente di dimensioni tali che possa rappresentare anche un deterrente fisico: un Pinscher di grandi dimensioni come il Dobermann o gli Shnauzer giganti possono fare al caso nostro, così come un molossoide, come ad esempio il Cane Corso.
Se abbiamo invece una riserva alimentare da proteggere dai nocivi (topi, volpi, mustelidi...), Bassotti e Terrier, come i Jack Russell, potrebbero essere i candidati più adeguati. Hanno una reattività e un istinto predatorio molto sviluppati e possono essere anche ottimi avvisatori in quanto hanno un'alta tendenza a vocalizzare. Questa è un'altra caratteristica che potrebbe rivelarsi vantaggiosa: l'attitudine del cane a dare l'allarme. Il loro ruolo di sentinella potrebbe salvarci la pelle avvisandoci tempestivamente dell'avvicinarsi di potenziali predatori (nel senso di predatori nostri o della nostra preziosa scorta alimentare). Anche un Volpino può svolgere egregiamente questo compito.
Altri fattori da tenere in considerazione:
Ho citato razze profondamente diverse tra loro, non solo nei tratti comportamentali, ma anche nelle caratteristiche fisiche, e queste non si possono sottovalutare in una situazione di emergenza. Per esempio il fabbisogno nutrizionale del cane, piuttosto che la sua robustezza e rusticità. Sicuramente il Cane Corso necessita di una quantità di cibo (e di acqua!) notevolmente maggiore rispetto a quella di un Pinscher nano, e questo potrebbe rivelarsi un handicap in una situazione in cui le risorse sono razionate o insufficienti anche per gli umani. D'altra parte un Pinscher potrebbe essere eccessivamente delicato per vivere in una situazione con scarso riparo e bisognerebbe fare attenzione a proteggerlo dal freddo e dall'umidità.
Le variabili da considerare sono quindi moltissime...ma, forse, come dicevo all'inizio, la cosa più importante è poter guardare qualcuno negli occhi che ti dica:
“Va tutto bene, ci sono qua io”.
Irene Sofia
Biologa ed Educatrice cinofila