E' giunto in nostro aiuto Vincenzo Nigro, esperto del settore che, in linea con i nostri principi, ha puntato subito a chiarire alcuni concetti importanti e a fare piazza pulita di tante leggende e "sentito dire" in stile "mio cuggino" (incluso il colpo mortale che dopo tre giorni muori...)
Infine vi proponiamo una vera e propria chicca! Il test per smascherare i ciarlatani e trovare veri istruttori di combattimento.
- si tratta di difendersi, non di combattere, cercare vendette, rivalse o vittorie di alcun genere
- le possibilità che abbiamo, e quindi i metodi che possiamo usare, devono calzare al nostra persona
Cerchiamo insieme di capire meglio di cosa si tratta.
Oggi giorno molti professionisti si propongono come insegnanti di difesa personale. Il settore ha infatti acquisito un aspetto commerciale, supportato dai quotidiani che narrano di disavventure di ogni genere e dalla tv che ci propina superduri pronti a tutto e a tutte le situazioni, capaci di risolvere ogni avversità con quella tecnica o quel colpo segreto.
Ma non è così che funzionano le cose, fortunatamente la maggiorparte di noi conosce la differenza tra finzione e realtà (o almeno si spera). Parecchie 'scuole' e professionisti, pur dando per scontata la loro buona fede, spesso non tengono conto di alcuni fattori molto importanti :
- gestione della paura
- sport e tradizione
- naturalezza dei movimenti
- potenza aggiuntiva
- prevenzione
Vediamo ora in dettaglio questi aspetti, uno per uno
Gestione della Paura
La paura è spesso fraintesa, sia come parola, sia come sentimento. Sarebbe corretto dire "solo i morti non hanno paura" tanto per sottolineare quanto sia fondamentale, utile e umana questa sensazione.
La paura e' un sentimento naturale, donato da Madre Natura a tutti gli esseri con un cervello, pur piccolo che sia.Infatti tutti gli animali provano paura, ma è proprio grazie a questo strano e frainteso sentimento che essi proteggono la specie e sopravvivono alla quotidianità. Anche noi dovremmo imparare a riconoscere e a gestire questo sentimento, poiche' utilissimo per instaurare in noi il concetto di difesa personale.
Al contrario il panico è dannoso e controproducente e dovremmo cercare di tenerlo a bada o di non lasciarci dominare da esso.
Provate a pensare a voi stessi fermi sul limitare di una foresta e di dover per forza attraversarla. Se non aveste alcuna paura camminereste fischiettando un simpatico motivetto col naso per aria pensando ai fatti vostri, e se foste aggrediti da briganti o fiere non avreste la resenza e la prontezza necessarie per reagire correttamente.
Se invece foste in preda al panico il panico, camminereste con il fiatone e col battito del cuore accelerato, schizzando con la testa a destra e a sinistra in cerca di qualcosa che probabilmente non c'è, o magari correndo senza guardare col rischio di cadere e diventare facile preda o finire direttamente tra le grinfie del nostro ipotetico aggressore.
Ma se attraversiamo la foresta con una sana dose di paura, è tutta un'altra cosa, poichè si attivano tutti i sensori del nostro corpo quali vista, udito, aumenterebbe l'attenzione e adrenalina sarebbe già in circolo, rendendoci pronti a reagire ad un eventuale attacco.
Ecco perche' non bisogna mai insegnare a qualcuno a non avere paura (ammesso e non concesso che ci si riesca). Certo non bisogna infondergli paranoie o fobie inutili, ma spiegare che avere paura e' una cosa comune, che e' naturale e non bisogna vergognarsene, anzi molto spesso bisognerebbe dire che, come per tutti gli animali, quando possibile, la fuga e' l'opzione migliore.
Sport e Tradizione
La difesa personale non è uno sport e nemmeno una tradizione secolare orientale, ma è un istinto primordiale che risiede nella natura umana e animale. Proprio per questo non andrebbe contornata con alcuna filosofia o cultura.
Spesso nelle palestre o nei dojo, si sente parlare di rispetto dell'avverario, di questa o quella regola, di una tradizione da rispettare, ecc... I professionisti che si cimentano nell'impresa dell'insegnamento di difesa personale
dovrebbero piuttosto sottolineare la differenza che esiste tra la palestra e la realtà.
In strada non ci sono regole, non ci sono tradizioni non c'è rispetto di nulla e la cronaca ce lo insegna. Le arti marziali tradizionali sono nate e si sono sviluppate in epoche e contesti totalmente diversi dalla quotidianità che noi oggi viviamo, quindi il loro contesto è profondamente diverso da quello della difesa personale. Stessa cosa vale per gli sport da combattimento che propongono sempre scontri con un solo avversario, ad armi pari, senza effeto sorpresa e con un arbitro che dirige il tutto e blocca i contendenti nel momento critico o di estrema difficoltà.
Questo però non significa che arti marziali o sport da combattimento siano inutili, anzi danno una ottima base al nostro sistema difensivo, aumentano la resistenza fisica, potenziano il fisico ed affinano i riflessi e soprattutto ci abituano al contatto fisico.
Tutto ciò però non basta: bisogna sviluppare i giusti meccanismi necessari alla sopravvivenza quotidiana in mancanza di regole, poichè chi aggredisce non verrà fermato da un arb itro, non si batterà ad armi pari, non avra' rispetto per le tradizioni e sopratutto farà di tutto per arrivare quando meno ce lo aspettiamo.
Naturalezza dei movimenti
Le arti marziali classiche sono state oggi snaturate a favore della spettacolarità del combattimmento e della teatralità che esso crea, proponendo movimenti acrobatici e quasi innaturali.
Calci volanti, giravolte veloci, balzi ecezzionali e quant'altro: tutto mira ad impressionare l'avversario e forse il pubblico. Questi movimenti necessitano di anni e anni di addestramento, di una costanza quotidiana e di uno stato di salute che spesso non tutti hanno, poichè gli anni passano per tutti e piccoli acciacchi si fanno sentire col tempo. Consideriamo anche che non tutti hanno un peso corporeo ottimale o la forza necessaria per saltare come un pettirosso da un ramo all' altro. La difesa personale deve davvero essere per tutti, qualsiasi sia il peso corporeo, la statura, l'età o il sesso.
Ricordiamoci anche che le arti marziali e gli sport da combattimento non tengono mai conto dei vestiti indossati quotidianamente e dello spazio attorno a noi. Infatti noi ogni giorno vestiamo con abiti che spesso impediscono movimenti troppo ampi, e ci troviamo spesso in luoghi dove lo spazio intorno a noi e' ridotto e ci impedisce alcuni movimenti, come ad esempio una cabina telefonica, a bordo di un autobus o nell' abitacolo della nostra auto.
Se alcune tecniche non sono efficaci e quindi necessarie, spendere anni di tempo per impararle è sicuramente uno spreco.Se queste nel momento del bisogno non ci vengono spontanee, la nostre reazione è inefficace. Un colpo o una tecnica devono essere definitivi altrimenti l'unico risultato è quello di fare infuriare l'aggressore.
La vera difesa personale sfrutta i movimenti automatici e istintivi che già possediamo. Prendiamo ad esempio il gesto di mettere le mani avanti al corpo se inciampiamo: non ce lo ha insegnato nessuno, eppure lo facciamo in automatico e con buoni risultati. Oppure il gesto di alzare un braccio per pararsi gli occhi da un raggio di sole improvviso. Sono semplici gestualita' che possono diventare tecnice di difesa.
Ecco su cosa si deve basare l'addestramento di una persona che vuole imparare a difendersi, poiche' un istruttore si deve ricordare sempre che non addestra un reparto militare, ma piuttosto impiegati, operai, casalinghe e studenti. Persone non inclini alla violenza, ma potenziali prede di una società che spesso diventa pericolosa.
Potenza Aggiuntiva
Mi sono permesso di coniare questo termine e di inserirlo nel contesto di difesa personale per descrivere e segnalare una situazione spesso ignorata e di cui molti sistemi non tengono conto, con il rischio di perdere aderenza alla realtà.
La forza di un uomo viene amplificata se quest'ultimo ha assunto droghe e alcool oppure se è in stato di adrenalina o libido. Alcuni colpi che all'apparenza sembrano efficaci possono non funzionare in questi casi poichè la soglia del dolore e la resistenza dell'aggressore più alti rispetto alla norma. Ecco perchè spesso bisogna intervenire meccanicamente. Questo significa può essere necessario mirare a ledere l'agressore in quelle parti del corpo che, anche se non provocano un dolore insopportabile, lo rendono comunque incapace di nuocere meccanicamente.
Chiariamo con un esempio:
Se un aggressore e' in stato di potenza aggiuntiva, cioè drogato, eccitato o infuriato, potrebbe non accusare del tutto un ugno ben assestato che riceve e anzi reagire mettendovi in pericolo e peggiorndo la situazione. Pensate però ad un colpo con le dita agli occhi: anche se non sentisse il dolore comunque non potrà vedere mentre la vittima fugge o lo colpisce nuovamente.
Ecco perchè ci sono aspetti che non vanno trascurati, le situazioni di aggressioni sono molteplici e un buon addestramento dovrebbe riprodurre i casi in maniera realistica, non addtraverso esercizi predefiniti e organizzati al punto da sembrare banali.
Prevenzione
La prevenzione è alla base della corretta difesa. Il famoso detto "prevenire è meglio che curare" è alla base stessa della filosofia di vita del prepper, o almeno così dovrebbe essere.
Vi sono alcune accortezze che un istruttore di difesa personale dovrebbe insegnare ai propri allievi, che potrebbero spesso e volentieri evitare uno scontro o un'aggressione. Quindi in definitiva a volte è meglio un consiglio saggio che una tecnica eccezzionale.
Vincenzo Nigro
Come smascherare un cialtrone della difesa personale.
Chiedete ad un istruttore se è vero che il colpo alla base del setto nasale, sia esso dato di taglio o dal basso verso l'alto è un colpo mortale. Fatevi poi spiegare il perchè. Prendete la sua risposta e confrontatela con quanto trovate in un libro di anatomia o chiadete al vostro medico di fiducia o a chi lavora nel pronto soccorso...
Risultato: se vi ha confermato che tale colpo è mortale e vi ha anche spiegato il perchè è un istruttore da evitare.
NB: quel compo fa sicuramente un gran male e tutt'altro che un piacere provarlo, ma non è sicuramente mortale e tantomeno per quei motivi.