La parte che preferisco dello scrivere articoli su Prepper.it, è il fatto che li leggano anche i miei genitori, i veri eroi della tragedia che a circa 70 anni, hanno la forza, la giovinezza e la volontà di 10 ragazzi.
Anche se affermano il contrario, credo che loro abbiano fatto cose molto più ingrate delle mie, perchè erano più legati alla comunità oltre che al territorio, io invece preferivo la solitudine e pochi rapporti umani e il caso ha voluto che morissero le persone che più amavo.
Mamma e papà sono un esempio per la nostra associazione di soccorso perchè non si tirano mai indietro, né per le cose belle ed emozionanti e né per sentire sulle loro spalle tutto il dolore delle persone delle quali si occupano quotidianamente, senza far trasparire il loro.
Anche mamma scrive e in uno dei suoi fogli di brutta ho letto "Esistono 5 livelli di vittimologia e i soccorritori sono al terzo posto, ma noi tre eravamo primi, secondi e terzi".
La parte che invece mi piace di meno, invece, è la ricerca dell'immagine di copertina per gli articol,i perchè io conosco un'Amatrice diversa, intera, con le persone che camminavano lungo il corso, le feste, le iniziative culturali. Le persone che vedo nelle “vecchie” foto, probabilmente sono morte e anche trovare, queste immagini, non è poi così semplice: stanno verso la quarta o la quinta pagina di Google, prima ci sono solo macerie o bare o pompieri e soccorritori. In questa immagine in particolare, la mia realtà corrisponde con il giorno peggiore della mia vita (finora! Non sono pessimista ma sono prepper e sono anche pronta al peggio e a non escludere niente) e di fatto è una realtà che non esiste più, che esiste solo nella mia mente ed è terribile.
Stavolta parlerò di quanto ognuno di noi sia importante... si, lo so che è una cosa che dico sempre, ma proprio questo dovrebbe rendere ancora più chiaro il principio secondo il quale siamo importanti a più livelli nella vita dei sopravvissuti e di quanto ognuno di noi, per qualcun altro, faccia la differenza.
La terra si stava muovendo ancora, “si sta assestando”, pensavamo e, col senno di poi, possiamo dire con un po' di humor che ce ne ha messo di tempo per mettersi comoda dato che le scosse, con meno forza, continuano a susseguirsi e a scuotere il mio paese.
Bisogna anche essere onesti e realisti, siamo in una zona ad altissimo rischio sismico e ci abbiamo sempre abitato senza porci troppe domande, quindi avremmo dovuto aspettarcelo.
Era ancora buio e io, mia madre ed un nostro vicino di casa con il lunotto posteriore sfondato da un sasso caduto da un tetto (ridete pure per la poca saggezza di tale usanza, ma noi lì le tegole le tenevamo ferme con i sassi), siamo andati alla frazione accanto con quell'auto ed era tutto irrimediabilmente bloccato, ci siamo mossi a fatica in mezzo a tutte quelle auto parcheggiate lungo il viale e in piazza e in mezzo a tutte quelle persone terrorizzate. Io e mia madre eravamo riuscite a rientrare a casa tra una scossa e l'altra e a salire ai piani di sopra a prendere le giacche delle uniformi.
Non fa niente se non siete autorizzati da un ordine, non fa niente se non siete in servizio, se avete un'uniforme di un corpo militare o di soccorso, indossatela. La persona che indossa l'uniforme diventa un punto di riferimento per la comunità, una figura a cui chiedere informazioni e anche la sola presenza rincuorerà tutti perchè qualcuno è andato a vederli, si è preoccupato di loro e nessuno è rimasto solo.
Vi salteranno addosso per sapere, per essere medicati, per chiedere, per parlare, per lamentarsi e voi sarete lì per quello perchè è stata una vostra scelta mettervi l'uniforme e andarci e automaticamente avete acquisito dei doveri morali verso quelle persone che in quel momento hanno solo voi, tanto come autorità, tanto quanto sostegno.
Ricordatevi, uniforme o no, che l'articolo 593 del codice penale dice che chiunque trovi un essere umano inanimato, ferito o incapace di provvedere a sé stesso, deve darne immediatamente avviso alle autorità competenti o prestare l'assistenza occorrente; sia chiaro che la legge obbliga il cittadino ad agire secondo il buon senso ma non è obbligato a prestare manovre che non conosce adeguatamente e delle quali non è sicuro.
Vale il discorso che abbiamo detto la volta scorsa per le ustioni,
se non sappiamo prestare soccorso è meglio non farlo perchè potremmo peggiorare la situazione della persona che in realtà vorremmo solo aiutare.
A meno che non ci troviamo in un'apocalisse zombie, o in un disastro nucleare o in una situazione di estremo isolamento geografico, RESISTETE! Qualcuno arriverà e si occuperà dei feriti più gravi.
Mentre io ero lì a parlare con persone che si erano messe in salvo, mio cugino in frazione Saletta, stava tirando fuori i suoi amici da sotto le macerie del loro luogo di ritrovo, ha salvato tutti loro. Ma i soccorsi non arrivano sempre in tempo, sempre a Saletta, ci sono state persone che si sono spente lentamente, gridando, imprecando, dissanguandosi; impossibili da salvare senza reali mezzi di soccorso.
Vi troverete anche nell'impotenza, nella condizione di non poter fare niente e dovrete accettarlo, o nella condizione di dover fare il triage e quello sarà ancora più doloroso.
Se non siamo medici o personale sanitario o persone autorizzate con i dovuti crismi, ci dovremmo astenere dal fare il triage, questa è la buona regola, moralmente, legalmente e razionalmente riconosciuta da tutti, ma se l'emergenza sarà immensa come il terremoto di Amatrice o di L'Aquila o dell'Irpinia, vi verrà anche naturale, purtroppo, decidere su chi investire le poche risorse che avrete a disposizione e quindi, immancabilmente, a chi dare la possibilità di salvarsi, perchè non possiamo salvare tutti, è una questione statistica più che umana.
Per pura conoscenza vi posso dire che il TRIAGE riconosce tre tipi di vittime:
- Vittime che sopravviverebbero anche se non trattate
- Vittime che vivrebbero se trattate e morirebbero se non trattate
- Vittime che morirebbero anche se trattate
L'obbiettivo è razionalizzare le risorse ma di fatto ti spezza l'animo e piega anche le volontà più forti, vi auguro con tutto il cuore di non dover mai scegliere chi può sopravvivere e chi no.
Regola n.6: Fate solo quello che sapete fare e siate coscienti che non potete salvare tutti