A seguito degli attentati terroristici del 13/11 a Parigi molti ci hanno contattato chiedendoci indicazioni su cosa sia possibile fare in caso di attacchi di quel tipo. Non è ovviamente facile dare indicazioni di questo tipo, innanzitutto perché sono situazioni estreme e di grande difficoltà, ma anche perché spesso tra gli stessi esperti del settore ci sono opinioni diverse da cui è difficile trarre una sintesi.

Ma noi siamo prepper ed è obbligatorio porci interrogativi di questo tipo e cercare delle risposte. Ci abbiamo lavorato parecchio, raccolto e confrontato molti dati e questo è quello che ci sentiamo di condividere.

 

 

Chiarimenti preliminari

Dopo gli attentati di Parigi sono circolati un po' dappertutto articoli che pretendevano di spiegare cosa fare in situazioni come quella del Bataclan. Purtroppo gli "esperti" si danno spesso torto gli uni con gli altri, cosa che alimenta non poco la confusione sull'argomento.

Per definizione, esperto è una persona che ha esperienza diretta di una cosa, ma nessuno di quelli che parla è mai stato dalla parte sbagliata dei proiettili, nei panni di chi subisce l'attentato in prima persona. Sono stati tutti come minimo dietro un giubbotto antiproiettile, quindi semplicemente non sono degli esperti nel senso proprio del termine. Gli esperti sono quelli che ci sono passati e sono sopravvissuti per raccontarlo.

Quello che segue quindi non ha alcuna velleità di essere "la lista delle cose giuste da fare", ma è piuttosto un elenco di comportamenti tenuti dai sopravvissuti nei diversi episodi. Laddove possibile sarà riportato il nome del sopravvissuto e le circostanze dell'assalto.

 

I diversi tipi di attentato

La prima cosa che abbiamo notato, analizzando i diversi eventi, è che una sintesi onnicomprensiva dei consigli non è possibile perché esistono diversi tipi di attentati, portati a termine con dinamiche diverse. E' quindi del tutto logico che tattiche utili in una situazione possono rivelarsi pericolosi in altre. Vediamo allora quali sono le casistiche principali che possiamo delineare.

  • assalto armato: in questo scenario, uno o più attentatori armati prendono di mira un luogo, edificio, spazio pubblico, o gruppo di persone e iniziano a sparare sui presenti. Esiste sia il caso in cui gli assalitori hanno designato precisamente il gruppo delle vittime e sanno di poterle trovare in quel preciso posto, sia il caso in cui non esiste un obiettivo predeterminato e lo scopo è quello di seminare morte sparando indistintamente a chiunque si trovi nelle vicinanze o all'interno.
  • presa di ostaggi: simile al caso precedente, ma stavolta gli assalitori non mietono vittime ma minacciano di farlo se le loro richieste non saranno soddisfatte. Può capitare che eventi originariamente di tipo diverso (rapine, fughe etc) si tramutino in situazioni di questo tipo.
  • bomba: può raggruppare tutti i casi in cui si va a colpire le vittime con un ordigno esplosivo. Esistono diverse varianti di questo scenario, ad esempio quello del kamikaze suicida, della bomba abbandonata, del pacco pronto ad esplodere e altri simili. La detonazione può avvenire in uno spazio chiuso, su un mezzo di trasporto pubblico o in uno spazio aperto, essere controllata da remoto o innescata inconsapevolmente dalla vittima.

 

Ovviamente esistono molti altri modi in cui è possibile realizzare un attentato, ma ci limitiamo a questi essendo quelli a cui ci siamo trovati di fronte più volte negli ultimi mesi.

 

 

L'unica ricetta sicura

Va chiarito fin da ora un concetto fondamentale. Il miglior modo di evitare i danni di un attentato è non farlo succedere. Può sembrare banale, ma abbiamo visto fin troppa enfasi in articoli che si premurano a dirci cosa fare e cosa non fare durante. Ma noi siamo prepper e la nostra filosofia di vita ci insegna che le possibilità di cavarcela che abbiamo durante un incidente sono enormemente inferiori a quelle che abbiamo se lo preveniamo.

L'unica ricetta sicura è la prevenzione.

Questa deve essere portata avanti con diversi mezzi in parallelo. Si va dall'installazione di metal detector, al lavoro dell'intelligence, al corretto atteggiamento di presenza ed attenzione. Maggiore è il numero di attività di prevenzione che si riesce a fare e a portare avanti in modo sinergico, maggiori sono le possibilità di evitare l'irreparabile. Ogni altro atteggiamento "tattico" o reazione che si può adottare durante l'evento è un pallido surrogato con margini di fallimento enormi.

Sapere cosa fare è solo l'ultimo stadio del processo di prevenzione, ma è il più debole e il più rischioso: delle persone che almeno cercano di fare qualcosa in situazioni di questo tipo (e sono la minoranza), il 60% fa qualcosa che peggiora la situazione. Esistono alcune delle cose che ha fatto il restante 40%.

 

 

Non cedere alla paranoia

E' facile che, in periodi come questo, dopo un attentato e con la pressione mediatica continua, si possa assistere ad episodi di psicosi collettiva. E' importante però evitare di cedere a questo tipo di reazioni emotive per due motivi.

 

  1. Lo scopo del terrorismo è quello di destabilizzare ed influenzare le nostre vite tramite la paura. Se da un lato ha completamente senso assumere un atteggiamento più vigile e fare scelte più attente, dall'altro sarebbe sbagliato vivere in uno stato di continua ansia.
  2. Questo stato di continua tensione, per come siamo fatti, è destinato a scemare, non essendo noi abituati a sostenere e mantenere uno stato emotivo e mentale di questo tipo a tempo indefinito. Succede quindi che dopo un periodo di allerta molto alta ci si lasci andare e si ritorni alla stessa situazione precedente agli attentati, e quindi ad abbassare la guardia.

 

Non è possibile ne utile quindi restare in questa situazione. La vigilanza 24 ore su 24 non solo è praticamente impossibile ma è facilmente l'anticamera della follia.

La soluzione molto più abbordabile e sostenibile a lungo termine è quella di adottare dei comportamenti che ci diano un vantaggio e migliorino sempre le nostre possibilità di cavarcela, e che questo vantaggio ci permetta di continuare la nostra vita di sempre o quasi.

Facciamo un esempio: se temiamo di subire un furto in casa, non ha alcun senso e non è praticabile cercare di fare la guardia in casa giorno e notte per paura dei ladri. E' molto meglio dotarci di un allarme e/o di un cane e/o di rinforzare porte e finestre (e ricordarci di utilizzare tutto questo) e lasciare che questi strumenti facciano il lavoro per noi.

Allo stesso modo, gli accorgimenti preventivi che vedremo più sotto ci porteranno ad avere un maggiore controllo sulla situazione e ad avere sempre pronto un "piano B" da attuare nei casi più pericolosi.

 

 

Statistiche

Come sempre, guardare a come si sono svolti i fatti nei casi fino ad ora accaduti, può aiutarci ad avere un'idea più precisa delle situazioni di cui stiamo parlando. Tuttavia va notato che l'estrema diversità di situazioni, motivazioni, obiettivi, logistica fa si che sia difficile fare una statistica davvero rappresentativa di queste situazioni. Ad esempio i dati cambiano molto nel caso si tratti di assalti dettati dalla follia (Columbine, Aurora) o attentati terroristici. Per questo motivo è possibile reperire il rete statistiche con dati sensibilmente diversi tra loro.

In generale però è possibile evidenziare le seguenti casistiche:

 

  • dove capita: la prima cosa da vedere riguarda la tipologia di luoghi
    • luogo di lavoro, uffici, negozi e simili : 45,5% (include bar, ristoranti, discoteche)
    • scuole, università : 24,5%
    • edifici statali, istituzionali, pubblica amministrazione : 10%
    • luoghi aperti : 9%

 

  • durata: le statistiche dimostrano che la fase "di fuoco attivo" in questi incidenti è generalmente molto breve
    • meno di 2 minuti : circa il 30% dei casi 
    • meno di 5 minuti : circa il 60% (comprende anche il caso precedente)
    • più di 5 minuti : 40% (la percentuale diminuisce all'aumentare del tempo.

 

  • numero di vittime: il numero di vittime è in costante aumento negli anni
    • nel 2000 il numero medio di vittime era 7
    • nel 2013 il numero ha superato le 100 unità.
    • il numero di persone ferite può essere pari al numero di quelle uccise fino al doppio.
    • pressoché la totalità delle vittime si conta tra i civili. Le forze di polizia sono una strettissima minoranza, salvo per i casi in cui fossero le vittime designate.

 

  • come finisce l'attacco: qui i dati sono diversi a seconda delle statistiche consultate.
    • intervento risolutivo delle Forze dell'Ordine: da 30% al 46%
    • suicidio dell'attentatore : dal 23% al 40%
    • l'attentatore è dissuaso dal continuare da un cittadino disarmato : 23% dei casi (si tratta principalmente di casi in cui professori o presidi sono riusciti a fermare uno studente armato sfruttando l'autorità che avevano su di esso)
    • l'attentatore si arrende  : dal 10% al 14 %
    • l'attentatore è ucciso da un cittadino armato : 3% (metà di questi casi riguardano agenti fuori servizio)
    • l'attentatore riesce a fuggire : circa l'1%

 

La sintesi che si può fare da questi dati è che questo tipo di attentati presentano alcune caratteristiche ricorrenti: imprevedibilità, evoluzione rapida e caotica, dallo svolgimento e dal finale atroci.

 

 

Come cavarcela

 

 

1) Ammettere la possibilità

Chi non considera la possibilità di rimanere coinvolto in uno di questi episodi, difficilmente riuscireà a fare qualcosa che possa metterlo in salvo. Questo perché avrà una percezione distorta di quello che sta accadendo e perderà molto tempo prima di cambiare idea e fare qualcosa. In psicologia si chiama "normalcy bias".

 

Molti durante l'assalto al Bataclan udendo i primi spari hanno pensato che si trattasse di fuochi d'artificio previsti nel concerto. Durante l'assalto al cinema di Aurora in cui veniva proiettato un film della serie Batman, alcuni spettatori avevano intravisto nel buio l'assalitore mascherato come Joker mentre si preparava indossando le protezioni ed armandosi, ma hanno pensato che si trattasse di una trovata promozionale per coinvolgere il pubblico durante la proiezione.

 

2) Non esporsi al rischio

Se sappiamo che ci sono luoghi più a rischio di altri è del tutto razionale evitare, per quanto possibile, di frequentarli. In questi giorni abbiamo visto come luoghi pubblici di intrattenimento (ristoranti, discoteche, sale da concerti, stadi sportivi) siano diventati un possibile bersaglio per l'elevato numero di persone (e quindi di potenziali vittime) che vi si trovano. Evitare questi posti e modificare le nostre abitudini potrebbe, non a torto, essere considerata una resa rispetto agli obiettivi dei terroristi che ci vogliono piegare alle loro convinzioni. La scelta su questo punto è del tutto personale. Altre modifiche però potrebbero essere meno incisive sul nostro stile di vita e dimostrarsi vantaggiose. Ad esempio nei giorni scorsi alcune stazioni delle metropolitane sono state evacuate a Milano e Roma. I mezzi pubblici sono sicuramente un obiettivo sensibile (pochi anni fa a Milano era vietato fare fotografie in quanto vagoni e stazioni erano classificati come segreto militare, non a caso). Chi vuole evitare i mezzi pubblici e adottare mezzi privati troverà notevoli vantaggi ad usare moto e biciclette che permettono di prendere "percorsi alternativi" e sono molto più versatili e agili delle auto che potrebbero restare imbottigliate nel traffico.

 

3) Vigilanza preventiva

Si calcola che in situazioni del genere bel 3/4 delle persone non accenni ad alcuna reazione e rimanga bloccata dalla sorpresa: è un comportamento del tutto umano e normale, che deriva dal comportamento dei nostri ancestori che, cacciati da predatori, riuscivano a non farsi notare stando completamente immobili. Altra reazione di questo tipo è semplicemente "fare quello che fanno gli altri": in fondo siamo animali da branco anche noi, ma spesso il branco sbaglia.

Bisogna però saper reagire a questo comportamento istintivo e l'unico modo è tenere pronta la testa a reagire a questo istinto.

L'attenzione e la vigilanza sono la forma di prevenzione che possiamo adottare individualmente in ogni situazione. Questo atteggiamento trova applicazione a diversi livelli e in diversi modo. Di seguito un elenco indicativo di possibili esempi:

  • sui mezzi o per strada evitiamo di tenere la testa immersa in cellulari o libri,
  • evitiamo anche le cuffie e tutto quello che ci impedisce di essere attenti a quello che ci circonda
  • facciamo attenzione pacchi, borse e valige abbandonate o senza proprietario
  • nei locali facciamo attenzione a dove si trovano le uscite di sicurezza e teniamo l'entrata in vista
  • scegliamo un posto che sia riparato, evitiamo in centro della sala e i cul de sac

 

La vigilanza è quello che ci permette di renderci conto immediatamente di quanto sta accadendo o persino di quello che sta per accadere, e di reagire prontamente. Avere sott'occhio la situazione ci permetterà di dare l'allerta o di mettere in atto il punto seguente.

 

4) Fuga

La maggioranza dei superstiti ad un attentato si sono salvate in questo modo: fuggendo il prima possibile. Grazie alla vigilanza esposta nel punto precedente sapremo già in che direzione andare e come raggiungere l'uscita o la zona sicura più vicina.

Diamoci alla fuga "così come siamo", senza perdere un istante a raccogliere effetti personali o liberandocene se potrebbero esserci d'intralcio. Se dobbiamo portare con noi i nostri cari non permettiamo loro di rallentarci (magari perché paralizzati dalla paura) o di dissentire con il nostro piano. E' importante chiarire questo punto con loro da subito.

Amaury Baudoin è stato tra i primi a darsi alla fuga all'interno del Bataclan lanciandosi verso le quinte dietro al palco e per raggiungere un posto più sicuro dice molto chiaramente che per arrivarci non ha guardato in faccia a nulla e a nessuno, ma ha pensato solo a scappare.

La fuga da un ambiente chiuso e/o molto affollato potrebbe essere un momento drammatico: la massa di persone che si lancia in preda al panico verso le uscite è esso stesso causa di fermenti e non sono rari i casi di persone decedute perchè calpestate dalla folla. Per questo motivo è fondamentale trovarsi tra le primissime persone a darsi alla fuga ed essere davanti agli altri, così da evitare l'effetto "tappo" ed altri intralci. Cinicamente, va anche considerato che più persone avremo alle nostre spalle più scudi umani si frapporranno tra noi e il pericolo.

La fuga può, e dovrebbe, essere preparata: sapere dove sono le uscite di sicurezza non basta se poi tra noi e quell'uscita c'è un'unica strada percorribile che verrebbe sbarrata da chi ci assale. Nei posti che frequentiamo abitualmente sarà facile trovare "in nostro punto preferito" che ci permette un facile controllo della situazione e una via di fuga accessibile.

 

5) Ripari e nascondigli

Se non riusciamo a guadagnarci la via di fuga per tempo o se esporsi durante la fuga potrebbe attirare l'attenzione ed essere quindi più pericoloso, è necessario riuscire a proteggerci. Il primo requisito è quello di non essere visti, secondariamente, se si ha la possibilità, meglio ripararsi dietro a barriere più dense possibile.

Una volta nascosti restare nel massimo silenzio, mettere il cellulare in silenzioso (non la vibrazione). A questo punto se possibile chiamiamo i soccorsi o usiamo qualsiasi metodo silenzioso (sms, chat etc) per comunicare con l'esterno.

Dopo gli attentati a Charle Hebdo, gli attentatori, i fratelli Kouachi fuggirono fino alla cittadina di Dammartin-en-Goele, dove fecero irruzione in una tipografia uccidendo tutti i lavoratori, tranne il 27enne Lilian che è rimase nascosto in uno scatolone per ben 8 ore di fila, comunicando con l'esterno tramite cellulare dando così preziose indicazioni ai reparti speciali e contribuendo all'uccisione del terroristi.

Come per la fuga, i nascondigli nei posti che frequentiamo possono essere studiati prima, così da poter trarre vantaggio dalla conoscenza del territorio.

 

6) Fingersi morti

In casi di assalto armato con gli assalitori che non vanno troppo per il sottile, fingersi morti può essere una tattica utile. In questo modo Nicole Nowlen è riuscita a salvarsi durante il massacro alla Columbine High School.  Allo stesso modo una madre è riuscita a salvare suo figlio piccolo durante l'assalto al centro commerciale di Nairobi il 21 settembre 2013 dicendogli, ferita: "close your eyes and pretend to be dead".

Isobel Bowdery ha usato questo stesso stratagemma per più di un'ora all'interno del Bataclan la notte del 13/11 ed è sopravvissuta per raccontarlo. A pochi metri da lei Andrea Ravagnani, fidanzato di Valeria Solesin (unica vittima italiana all'interno del locale), ha fatto la stessa cosa, restando abbracciato alla sua Valeria per oltre due ore durante le quali, racconta, i terroristi passavano a finire i feriti, ma ignoravano chi credevano già morto.

Questo metodo però può funzionare solo quando non c'è distinzione tra le vittime anonime per gli assalitori frettolosi, che puntano al maggior numero possibile di vittime, che hanno un comportamento "da videogame".

 

Nota: Amaury Baudoin e Isobel Bowdery erano andati al Bataclan insieme quella maledetta sera,

ma si sono persi di vista ed erano separati al momento degli attacchi.

Hanno avuto la fortuna (e la capacità) di salvarsi pur adottando strategie completamente diverse.

La loro fortuna è stata ancora più grande essendo riusciti a uscirne vivi entrambi

 

7) Reagire

Scagliarsi contro gli attentatori e provare a fermare da soli l'attacco è sempre la cosa più pericolosa che si possa fare. Le statistiche parlano chiaro: le persone che ci hanno provato e sono sopravvissute sono un'esigua minoranza che a stento ha raggiunto un numero tale da rientrare nella statistica. Reagire è, conti alla mano, quasi sempre un suicidio e le ragioni sono del tutto ovvie: la disparità di possibilità e vantaggi è enorme sotto ogni punto di vista, al punto da far diventare questo tentativo l'equivalente di un "biglietto alla lotteria della vita contro la morte". Potete comprare il biglietto, ma non chiamatela una strategia di investimento, tanto meno datevi grosse speranze di vincita.

E' vero che ci sono stati dei casi fortunati (ogni lotteria ha un vincitore), è quindi lecito lasciare spazio anche alla più disperata delle opzioni, che però dovrebbe essere presa in considerazione solo per ultima: dal punto di vista degli esiti reagire è la peggiore delle scelte e per questa dovrebbe essere attuata solo quando tutto quello che abbiamo provato prima ha fallito. Ma mai e poi mai dobbiamo prendere in considerazione questa opzione al posto di una qualsiasi delle precedenti.

La reazione non deve necessariamente essere fisica. Durante la strage di Utøya un bambini di 10 anni si è miracolosamente ed incredibilmente salvato dalla follia di Breivik urlandogli addosso: "Hai ucciso il mio papà, adesso vattene!" Difficile capire cosa abbia spinto l'assassino ad ascoltarlo ed andarsene.

Ancora una volta è il caso di ribadire che, soprattutto per noi prepper, l'opzione migliore è la prevenzione, e non la reazione.

 

8) Dare l'allarme

Avvisare le forze dell'ordine è la prima cosa che dobbiamo cercare di fare una volta assicurata la nostra incolumità. E' doveroso farlo se siamo riusciti a scappare appena saremo al sicuro fuori dal luogo dell'attentato. Se siamo ancora all'interno del luogo possiamo farlo solo se siamo al sicuro, magari nascosti lontano dagli assalitori, e se parlare al telefono non ci espone ad alcun rischio.

Parlando con le forse dell'ordine dobbiamo cercare di dare quante più informazioni utili al loro intervento. Non chiudete la chiamata, lasciatevi guidare dall'operatore e rispondete in modo chiaro e breve alle sue domande.

Un altro modo importante di dare l'allarme è quello di tenere lontane dal luogo altre persone che possono sopraggiungere e andare così ad incrementare il numero delle vittime o degli ostaggi. 

 

9) Allontanarsi dalla scena

Mettiamo quanto più spazio possibile tra noi ed il posto. Se sono presenti degli agenti seguiamo alla lettera le loro indicazioni.

Diversamente:

  • restiamo bassi
  • usiamo auto e altri oggetti come riparo durante i nostri spostamenti
  • aiutiamo, se possibile, altri a fare lo stesso.
  • mani in alto sopra la testa: sia come protezione che per indicare che siamo disarmati

 

10) Prestare il proprio aiuto

Ci sono diversi modi in cui potremmo essere utili e dare il nostro contributo. Il modo principale è e resta il non intralciare il lavoro dei soccorritori o, se richiesto, seguire le loro indicazioni.

Tra le abilità che un prepper dovrebbe assolutamente avere ci sono i rudimenti del pronto soccorso, e questa è una abilità cruciale che in casi come questi può salvare delle vite incrementando le probabilità di sopravvivenza. Se siamo soccorritori abilitati facciamolo presente, esibiamo il nostro tesserino e mettiamoci a disposizione di chi sta coordinando i soccorsi.

Possiamo anche aiutare i soccorritori garantendo loro uno spazio sicuro di manovra all'interno del quale possono lavorare senza intralci. 

Altri modi per rendersi utile è quello di assistere, anche emotivamente, le persone che possono avere bisogno di supporto, portando loro acqua o altri generi di conforto.

 

 

 

Links e fonti