L'italia fortunatamente fino ad ora non è stata colpita da nessun attentato terroristico come quelli che, da alcuni mesi, periodicamente si abbattono sugli altri stati europei. Tuttavia non sono pochi quelli che paragonano gli effetti di quanto successo a Torino la notte del 3-4 giugno 2017 ad un attentato autoinflitto, e sotto certi punti di vista è difficile dare loro torto.

Come sempre, da prepper, cerchiamo ora di analizzare quanto successo e di capire come si può fare tesoro di questa esperienza.

Iniziamo doversamente con una disamina di quanto successo per metter in luce quello che non va. E' doloroso dover constatare quante cose siano andate storte e quanto ci si sia potuti comportare male a diversi livelli. Se da una parte non si può fare una colpa indistintamente a tutto e tutti per cosa è successo e per i comportamenti cui si è assistito, dall'altra non si può accettare quello che è accaduto e non volere almeno capire cosa può e cosa dovrebbe andare diversamente (noi prepper siamo così).


Regola del 3 rivista

Conosciamo la regola del tre, che sta alla base della teoria del Survival. Sappiamo anche che ci sono delle varianti che aggiungono alcuni parametri per completare questa regola. Tra questi c'è una versione che recita che "possiamo sopravvivere 3 secondi senza lucidità mentale". Talvota si spiega questa aggiunta con le reazioni scomposte e pericolose che potremmo avere se ci facessimo prendere dal panico. Purtroppo il caso di Torino ci dimostra che siamo sottoposti a questo richio anche nel caso in cui siano le persone vicino a noi a darsi a reazioni scomposte al limite della follia.


Panico vs Istinto di Sopravvivenza

Iniziamo ora a considerare il comportamento della folla. Si potrebbe dire che, per la maggioranza dei presenti, sia scattato l'istinto di sopravvivenza che li ha spinti a cercare un posto sicuro a qualsiasi costo ed in qualsiasi modo. Ma questa è anche la dimostrazione di quanto l'istinto di sopravvivenza da solo, mescolato al panico e alla poca consapevolezza e alla totale assenza di preparazione, possa in realtà creare molti più danni e portare a zero benefici.
L'istinto da solo non basta, è una forte spinta ma se non è guidata non ci rende diversi dalle bestie e non ci mette nelle condizioni di fare qualcosa di buono, fosse anche egoisticamente solo per noi stessi. Per tutti questi aspetti, rimandiamo ancora una volta all'ottimo "Mental Survival" di Fabrizio Nannini


Comportamento emergente

Un risultato evidente della scomposta reazione dei presenti è il comportamento emergente della massa. E' la somma del comportamento tenuto dei singoli che, senza nessuna coordinazione, decisione collettiva o accordo precedente, ha prodotto un risultato globale organico e coerente (sebbene negativo). Tutti i presenti infatti hanno avuto lo stesso tipo di reazione: la fuga in una delle direzioni che ritenevano sicure e tutti hanno fatto le stesse scelte verso gli stessi punti, comportandosi come una massa d'acqua fuori dagli argini: seguivano solo la spinta e la direzione di minor resistenza.
Anche questo dimostra come le reazioni di base siano le stesse per tutti, soprattutto se non si riesce a comportarsi in modo razionale.

Mors tua...

Se mettiamo assieme questi aspetti la conclusione è solo una: si arriva ad una situaione per cui vale in vecchio detto latino "mors tua vita mea". Una risposta diametralmente opposta a quella che si dovrebbe avere in un contesto civile. Non c'è stato nessun riguardo per donne o bambini (uno dei casi più gravi è un bambino di 7 anni) considerati come semplici ostacoli da superare in qualsiasi modo per raggiungere la salvezza. Sono stati molti ad essere calpestati a terra, o colpiti da calci e pugni, non solo da spintoni. Alcuni dei soccorritori raccontano di aver soccorso persone con sintomi da schiacciamento che andavano dal vomito al soffocamento.

Sciacalli

A farci perdere ancora di più le speranze sulla nostra specie l'arrivo degli sciacalli... Sono stati in molti a denunciare la sparizione o sottrazione di effetti personali, così come molte le denunce di passanti che si appropriavano di quanto trovavano per terra. In un momento in cui si era circondati da persone che avevano bisogno di aiuto c'era chi pensava a farsi un paio di scarpe usate.


Basta una finta

Fa riflettere che è bastato il timore di un vero attentato per crearne gli effetti. Se ci pensiamo, il recente attentato kamikaze di Mancherster al concerto di Ariana Grande ha inferto 22 vittime e 120 feriti. Sebbene confrontare le vittime sia sempre un esercizio tanto difficile quanto macabro e poco sensato, salta all'occhio il confronto con i 1527 feriti di Torino. Di fatto quindi, possiamo anche ipotizzare che in piazza San Carlo ci fosse stata per davvero una bomba, avremmo avuto un numero di vittime paragonabili, ma il numero dei feriti è così alto che difficilmente si può pensare sarebbe stato maggiore.

 

Cosa si può fare da prepper?

Riconoscere i luoghi pericolosi

Piazza San Carlo ha una forma particolare: un ampio spazio rettangolare cui si può accedere tramite poche strade limitrofe decisamente più strette della piazza, inadatte a consentire un deflusso rapito e scorrevole. C'è quindi da notare che il luogo scelto è strutturalmente un cul de sac, una trappola per topi. Anche in questo caso dobbiamo dire che per fortuna non si è trattato di un attentato reale, magari di quelli realizzati con due ordigni fatti esplodere in momenti diversi e in punti diversi per sfruttare il prevedibile movimento della folla.


Puoi perdere tutto

Noi prepper, che amiamo girare sempre con il nostro EDC o una dotazione minima di equipaggiamento al seguito, dovremmo notare che in una situazione del genere possiamo perdere tutto, qualsias cosa: borse, occhiali, telefoni, scarpe... Impensabile riuscire a mantenere coeso il gruppo di cui facciamo parte e con cui siamo arrivati, ci troveremo presto da soli. In questo senso, è doveroso considerare il fatto che l'unica cosa che non possiamo perdere sono le nostre competenze, risorse imprescindibili e molto più indispensabili di qualsiasi strumento. 
Un'ulteriore riflessione su questo aspetto la possiamo fare notando le foto: uno degli oggetti che maggiormente si sono trovati per terra erano scarpe. Difficilmente qualcuno avrebbe potuto immaginarlo e prevederlo. La gente era costretta a camminare a piedi nudi su un pavimento cosparso di cocci di vetro.


L'unica difesa possibile

Purtroppo va riconosciuta una cosa: luoghi e situazioni di questo genere sono ormai da evitare. Le foto scattate prima della tragedia mostrano un livello di affollamento della piazza che in nessun modo poteva considerarsi sicuro e gestibile. Nessun prepper dovrebbe per alcun modo andare ad infilarsi in una situazione di questo genere.
Lo svolgimento dei fatti poi dimostra un'altra cosa: non c'è reazione possibile in questi casi, se non quella messa in atto a posteriori dai volontari, quando ormai il disastro è avvenuto. Ma su tutto, come sempre, la prevenzione rimane l'unica strategia sicura e sensata.


Questa immagine non ritrae un posto sicuro