Forse alle volte ci si dimentica che un tutore dell'ordine è, anche e soprattutto, una persona come tutte le altre, un padre di famiglia. E come tale durante gli anni di servizio sa molto bene cosa fa, cosa gli viene ordinato di fare e cosa è costretto a fare. E può capitare, come nel caso che vi esponiamo oggi, che uno di questi uomini si senta compresso o manovrato da chi "tira i fili" e lo mette in prima linea a metterci la faccia e a fare "il lavoro sporco" contro persone esattamente come lui.
E può capitare che non ne possano più neppure loro, e che decidano di ribellarsi o di sfogarsi...
Una lettera aperta
Quella che riportiamo qui sotto è la lettera aperta ed anonima pubblicata sul sito http://www.iconicon.it. il 25 ottobre scorso. Quello che colpisce è la sensazione di sofferenza che traspare, non già perché quell'uomo abbia sbagliato o abbia fatto qualcosa che non doveva fare. Ma perché a quegli errori, a quelle mancanze, a quei gesti che vanno contro al giuramento che ha fatto è stato costretto, da persone che, immeritatamente, hanno il potere di imporre le proprie decisioni ed i propri ordini.
Colpisce la firma: "un padre", segno di chi sente molto forte il peso della responsabilità del suo operato verso i propri figli.
Mi Vergogno
Di essere stato comandato, ignorando i veri ordini
Di non aver sentito le grida di chi chiedeva Giustizia
Di non aver contribuito ad allentare il giogo
Di aver permesso ai Padroni di comandare
Di aver difeso gli Indifendibili
Di non aver dato voce a chi già non ne aveva
Di aver taciuto quando sarebbe stata ora di parlare
Di aver contribuito involontariamente ad opprimere gli oppressi
Di aver zittito quanto c’era da urlare
Di aver negato quanto c’era da affermare
Di non aver ascoltato quanto c’era da ascoltare
Di aver guardato in una unica e sola direzione
Di aver favorito anziché arrestare chi veramente lo meritava
Di essere rimasto in vigile attesa quando non v’era nulla per cui ne valesse la pena
Di non aver compreso quanto c’era da comprendere
Di non aver saputo piangere quanto chi mi stava di fronte
Di non aver ascoltato chi meritava di esserlo
Di aver fatto tacere chi già, non aveva voce
Di aver fatto gridare chi non ne aveva diritto
Di aver fatto rispettare regole che di fatti, non lo sono
Di aver sacrificato chi con Amore mi è affianco da una vita
Di aver detto sempre la verità, scoprendo che essa era solo una grande Bugia
Di tutto questo e di tanto altro mi VERGOGNO e chiedo PERDONO a Dio ed agli Uomini.
Ma soprattutto chiedo perdono ai miei Figli, perché il loro padre non sapeva quel che faceva.
Un Carabiniere
Un Padre
A dire il vero non sappiamo se questa lettera sia vera, se sia mai stata scritta e tanto meno se scritta proprio da un Carabiniere. Ma di una cosa siamo certi: molti, forse non tutti, tra i tutto dell'ordine, di qualsiasi Corpo o Arma facciano parte capiranno il significato di queste parole e le sentiranno pesanti come proprie.