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Rifugi permanenti

Un rifugio antiatomico permanente è una struttura in muratura adibita alla difesa degli occupanti dalle radiazioni e dagli effetti fisici di una esplosione nucleare, garantendo un periodo di isolamento e autonomia sufficiente alla sopravvivenza durante le fasi più pericolose della ricaduta radioattiva.

Tale tipologia di rifugio è considerevolmente costoso, ma garantisce una protezione efficace alla quasi totalità delle minacce che il prepper può trovarsi ad affrontare, oltre alla pura minaccia nucleare.

A differenza degli altri rifugi, questa tipologia è appositamente costruita per sopportare esplosioni dirette, quindi elevate pressioni e temperature, oltre che elevati livelli di radioattività. la sua locazione tipica è perciò l'ambiente urbano e di periferia, principale biettivo strategico per attacchi nucleari, ciò a rimarcare la differente tipologia di protezione nucleare necessaria in base al sito di collocamento.

Considerazioni in ambito prepper

Nonostante la relativa improbabilità di un conflitto nucleare, il rifugio antiatomico resta la soluzione definitiva per il Prepper che segua un approccio di BUG-IN, dato che le necessità intrinseche di un rifugio soddisfano ampiamente i bisogni di tutti gli altri scenari, ad eccezione di alluvioni (si ha cura normalmente di non costruire tali complessi in zone alluvionali) e melt-down di centrali nucleari, data la diversa natura della contaminazione (radionuclidi da fissione e non da fusione), di durata superiore anche alle decine di anni.

Caratteristiche strutturali

Un rifugio permanente è normalmente costruito in calcestruzzo o cemento armato, con mura e solai di spessore notevole (40-60cm) atte a garantire solidità e protezione dalle radiazioni, inoltre può essere parzialmente o integralmente interrato in modo da sfruttare lo spessore del suolo come protezione.

Tutti gli accessi con l'esterno sono rinforzati, normalmente costituiti da una porta pesante in lamiera riempita in calcestruzzo e una porta più interna più leggera ma a tenuta ermetica.

La locazione del rifugio è solitamente sotto l'abitazione o integrata nella stessa, favorendo allacciamenti idrici ed elettrici in tempi di pace, locazioni più isolate offrono maggiore sicurezza ma complicano in maniera rilevante il mantenimento della struttura nel tempo.

Notare i dimensionamenti necessari ai vari apparati per resistere alle pressioni esterne, da sinistra: una porta in calcestruzzo con guaina ermetica, una valvola di sovrappressione e un raccordo dell'impianto di aerazione e relativa valvola di sicurezza.

raccordi dell'impianto di ventilazione  una volvola di sovrapressione  una porta in calcestruzzo

Autonomia

Un rifugio permanente è progettato per garantire autonomia sufficiente a poter aspettare la diminuzione della radioattività ambientale residua di una esplosione nucleare, mediamente 15 giorni.

L'autonomia è calcolata per tutti i fabbisogni fisiologici umani e di mantenimento della struttura, ovvero di:

A ciò si aggiunge, dato l'isolamento, la necessità dello smaltimento in loco dei rifiuti e della produzione di elettricità.

Aria: un impianto civile per rifugi famigliariL'aria è ottenuta tramite filtraggio e depurazione di quella esterna attraverso carboni attivi, questi impianti sono ad alimentazione elettrica, dotati di valvole di sovrappressione (in modo da non far passare eventuali onde d'urto che potrebbero danneggiare l'impianto) e di una alimentazione “a manovella” di back-up.

Questi impianti mantengono una pressione dell'aria all'interno del rifugio maggiore di quella esterna, allo scopo di impedire eventuali infiltrazioni d'aria contaminata.

In rifugi collettivi situati in aree urbane, si provvede inoltre a un impianto di riciclo dell'aria e addizione dell'ossigeno, dato che all'esterno potrebbe non essercene a causa degli incendi provocati dall'esplosione nucleare, alimentati dall'abbondanza di combustibili presenti nell'ambiente cittadino.

Nei periodi di inutilizzo i filtri sono bypassati per poter ventilare il rifugio con aria pulita proveniente dall'esterno, mentre le pompe sono alimentate dalla normale rete elettrica.

Acqua:L'acqua è conservata all'interno del rifugio all'interno di cisterne ( 50 litri al giorno a persona in regime di economia) e bottiglie (3 litri al giorno a persona)

Le acque reflue vengono smaltite tramite pozzetto esterno al rifugio, isolato anch'esso dall'ambiente circostante e interrato.

Sistemi integrati in abitazioni permettono di avere cisterne perennemente rinnovate, grazie a un particolare accorgimento consistente nel posizionarle lungo la normale rete di alimentazione idrica, facendo così in modo che a ogni apertura di un rubinetto corrisponda un nuovo afflusso, ovviamente in caso di isolamento tali collegamenti verranno chiusi.

Cibo: Come di norma per il prepper, le scorte di cibo saranno a lunga durata, aggiungendo la possibilità di poter cucinare ingredienti base potendo disporre di cucina, quali ad esempio pasta, riso o uova.

Fattore importante dal punto di vista psicologico, durante il periodo di isolamento sono consigliabili pasti gradevoli, il tempo per cucinare non manca.

Potendo usufruire del rifugio come deposito durante periodi di inutilizzo, si ha l'opportunità di stoccarvi cibarie deperibili dentro frigoriferi normalmente alimentati dalla rete elettrica, utilizzabili in isolamento per periodi variabili dipendenti dalla quantità di combustibile disponibile per i generatori.

Climatizzazione: I locali interni devono essere adeguatamente climatizzati, per poter eliminare l'umidità tipica dei locali interrati e per poter provvedere al mantenimento di una temperatura gradevole agli occupanti.

Smaltimento dei rifiuti: non potendo comunicare con l'esterno per periodi prolungati, si opterà per lo smaltimento dei rifiuti in sacchi robusti, previa inertizzazione tramite calce e successivo stoccaggio in contenitori idonei.

Al termine del periodo di isolamento, si potranno sfruttare brevi periodi all'esterno per sbarazzarsi dei rifiuti.

Elettricità. L'elettricità tiene in vita il rifugio e i suoi occupanti, e sarà fornita da apparecchi ridondanti e di diversa tipologia.

Sono necessari almeno 2 gruppi elettrogeni con pescaggio e scarico esterno, cyclette a dinamo e batterie (utilizzabile sia per sopperire alla mancanza di attività fisica dovuta all'isolamento che per contribuire al risparmio di carburante)

considerazioni sulla autonomia

L'autonomia è stabilita in media sui 15 giorni, tale periodo è del tutto indicativo, dato che le condizioni per poter uscire devono essere valutate sul posto tramite strumenti di rilevamento delle radiazioni e della composizione atmosferica.

Dopo tale periodo sarà possibile eseguire brevi escursioni esterne per la manutenzione e lo smaltimento dei rifiuti, sempre da persone differenti in modo da distribuire le radiazioni assorbite non su un unico organismo, per poter eseguire fuoriuscite prolungate e senza l'uso di DPI bisognerà sempre fare affidamento sugli strumenti di rilevamento.

A ragione di queste considerazioni si dovrà provvedere a una scorta di materiali notevolmente sovrabbondante, non potendo nemmeno contare su successivi aiuti dall'esterno una volta usciti in condizioni di sicurezza. per risparmiare spazio all'interno del rifugio si può optare per uno stock esterno, debitamente protetto.