Ma di cosa si sono accorti (finalmente e con un colpevole ritardo) le istituzioni e la stampa?
Finalmente la denuncia
Il breve video che riproponiamo qui sotto è in inglese, ma alcune frasi sono talmente gravi da superare qualsiasi barriera linguistica.
- "I gestori dell'impianto non hanno la situazione sotto controllo"
- "le azioni dimostrano che la TEPCO non sa cosa sta facendo e non ha un piano"
- "la TEPCO inoltre non sta facendo abbastanza per proteggere l'ambiente e le persone"
Accuse pesantissime che diventano ancor più gravi in questo specifico contesto. Accuse che Naomi Hirose, presidente della TEPCO non smentisce, incassa e per cui chiede scusa producendosi in imbarazzati inchini al comitato che sorveglia le operazioni di messa in sicurezza. In seguito a queste osservazioni il livello di classificazione per questo evento è salito a livello 3 dal precedente livello 1 (anche se si stenta a credere che sia mai potuto essere classificato al livello di più bassa allerta in assoluto) su una scala che arriva massimo a 7.
Il danno
Ci sono voluti mesi perchè le voci dei biologi marini e dei pescatori venissero ascoltate. Da mesi infatti studiosi e lavoratori vedevano l'effetto delle radiazioni in mare, ma solo ora la TEPCO ora "ammette che dell'acqua radioattiva potrebbe essere filtrata e finita in mare". Strano che questo ora sia ammesso solo come possibile incidente, quando tre mesi fa era stata la stessa TEPCO a proporre questo metodo criminale di smaltimento.
Stiamo parlando i 400 tonnelate di acqua al giorno che sta filtrando dai sistemi di raffreddamento nelle falde del sottosuolo e portata verso l'oceano e da li a tutto il mondo seguendo una delle possibili mappe di diffusione come quella qui sotto.
Le conseguenze
Mai come in questo caso le conseguenze sono difficili da calcolare. In primo luogo perchè l'emergenza non è ancora rientrata e lo sversamento di sostanze radioattive non si è ancora fermato. In secondo luogo si può solo stimare l'effettiva quantità di materiale disperso. Infine i danni sono già talmente grandi da andare oltre la sbrigativa definizione giornalistica di "incalcolabili".
Non sono solo i pescatori giapponesi ad aver notato che qualcosa non va. Ci sono già voci preoccupate che arrivano dall'altra parte del Pacifico: i colleghi americani ed argentini sono già in allarme per alcune anomalie notate. Che dite: Sushi per tutti?
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