Ma cosa porta nelle persone questo interesse per il prepping? Sarà che i preppers sono considerati strani? Sarà solo la moda del momento? O c'è qualcosa di più?
Di recente l'Italia è stata percorsa da terremoti reali, ma ancora si sentono molte scosse di quelli politici e non si è finito di contare i danni di quelli economici. La fiducia delle persone nel proprio futuro non è al massimo ed aumenta la sensazione di precarietà e la richiesta di risposte da parte di istituzioni ed autorità che però non sembrano arrivare. Che siano questi gli elementi che concorrono a rendere il prepping più interessante?
Il presente, visto con gli occhi di molti.
Non sono pochi quelli che, nel nostro paese, si trovano attuamente in situazione di difficoltà, specie economica. Il mondo del lavoro soffre della lenta e costante perdita di posti di lavoro a tutti i livelli, e non ha ancora finito di piangere ne le molte morti sul lavoro ne i suicidi dei piccoli e medi imprenditori. Usciti dalle università i giovani sono posti davanti ad un bivio: accontentarsi di un Mac Job o diventare uno dei tanti cervelli in fuga. La seconda ipotesi pare però sempre meno percorribile dati i tagli che vengono fatti all'istruzione.
Perché non ci sono soldi. Nessuno ne ha, e nel tentativo di capirci qualcosa siamo tutti diventati esperti di SPREAD, di tassi, di tasse.
Difficilissimo trovare lavoro. Quasi impossibile che sia ben pagato. Da questo parte il triste domino: niente posto fisso - niente mutuo - niente casa - niente famiglia - niente figli.
La politica pare un caotica colonna di moscerini: ruota follemente su se stessa suscitando ribrezzo senza riuscire ad incidere su nulla. Non si vede all'orizzonte nessuna delle agogniate riforme e talvolta si ha la sensazione di essere allo sbando o governati da altri.
Il futuro di oggi.
Oggi il futuro è molto incerto, precario a sua volta. Per dirla con una bellissima celebre frase "non c'è più il futuro di una volta". Mentre i nostri nonni e genitori sono cresciuti con la certezza della pensione, questa è ora un lusso che molti giovani considerano inarrivabile. La generazione passata ha lavorato e fatto sacrifici per comprarsi una casa, e ora deve aiutare la generazione attuale che da sola non ce la farebbe e che di sicuro non riuscirà a fare altrettanto per i propri figli. Per cercare di lenire il peso spicologico della precarietà, la si è fatta diventare "giovanile" (è più facile accettare il concetto che un "giovane" faccia solo dei "lavoretti saltuari") e poi si gradualmente stirato il concetto di "giovane" includendo prima i 30enni, poi i 35enni ed ora chi ha 40anni fa quasi il tifo per rientrare nella categoria di chi ha ancora tutta la vita davanti.
Qualcuno si è finalmente (!!!) accorto di questa triste storia e ha battezzato questa come la generazione perduta. Sarebbe forse meglio dire tradita o addirittura fottuta. Ma il concetto che ancora pare non sia passato è che se questa generazione è stata perduta, dopo di essa non ve ne potranno essere altre. In questa staffetta, se il testimone cade non ci sarà nessuno a raccoglierlo.
Cosa aspettarsi quindi? Che obiettivi darsi e come raggiungerli? Per cosa lottare, sperare, vivere?
Sicuramente ancora rimane molto da fare, ma è innegabile che le possibiltà e gli orizzonti si sono ristretti moltissimo. Pare che nessuno abbia le risposte. Restano solo le promesse che purtroppo fino ad ora abbiamo visto solo infrangersi su questo o quello scoglio.
Non sorprende che il futuro, ora più di prima, sia un'incognita, e che si cerchi da più parti se non una risposta, almeno una prospettiva.
Un sintomo, non una risposta.
In questo scenario non stupisce che qualcuno possa interessarsi al prepping e decidere di intraprendere questo percorso. Di fatto molti preppers italiani e non hanno iniziato proprio così: rendendosi conto che le premesse per il futuro che ci attende non sono rosee e interrogandosi su cosa si possa fare per, almeno, limitare i danni.
Tuttavia il prepping di per se non può, e non vuole, essere la risposta ai disagi delle molte persone che guardano con preoccupazione al loro futuro. Ben venga la sensazione di maggior tranquillità e di sicurezza che se ne ottiene, specie quando questa è reale, tangibile e costruita e progettata in modo serio e razionale. Ma il nostro atteggiamento verso il futuro non può essere inteso ne come un ansiolitico ne come un placebo.
Di sicuro l'interesse di più persone verso il prepping può essere letto a livello sociale come un diffuso senso di vuoto e di assenza di risposte e, soprattutto, di prospettive. Se più persone cominciano a prospettare un futuro cupo (cosa che nessuno si augura) è perché il loro presente gli sta dando indizi che puntano in quella direzione, e molti vendono nell' autosifficienza e nell'indipendenza l'unica via di fuga.
PS:
No... io non sopravviverò alla fine del mondo... ;-)