Al di la della storia in se, il film abbonda di giustificazioni e spiegazioni, e prova anche a buttarci una spruzzata di filosofia di terza mano, quando si propone di dividere le persone al mondo in tre categorie: pecore, lupi e cani pastori. Ma come spesso accade con le storielle della propaganda, la verità è li ad un passo di distanza, in bella vista, sotto al nostro naso, ed è molto diversa dalla storiella che vorrebbe propinare...
Di pecore, lupi e cani
La storiella, per chi non la conoscesse, è raccontata in questo spezzone del film che racconta un frammento dell'educazione ricevuta durante l'infanzia da Kyle.
Come si vede i cani da pastore riceveno nientepopò di meno che da Dio stesso la loro indole (perchè, gli altri la comprano su Amazon?) e sono una specie addirittura "rara". Per assicurarsi che cotanta profondità zoo-antropologica sia appresa, il padre adotta il vecchio e collaudato sistema pedagogico della minaccia delle cinghiate, coerentemente con le idee ed il ragionamento proposto (ma chi è che tira le cinghiate tra pecore, cani e lupi? Ancora non è chiaro...).
Retorica e bugie... e colpi di scena
Come spesso accade, la retorica è lo strumento adottato quando si cerca a tutti i costi di trovare una giustificazione nobile a qualcosa che sarebbe altrimenti difficile giustificare e che probabilmente tanto nobile non è... Se poi ci si mette di mezzo Dio e si imprezioscisce il tutto con una spruzzata di "rara razza nobilitata nell'animo e nello scopo" la propaganda è confezionata ad arte. Ma come sempre accade, questo tipo di retorica è una bugia.
Come nei film thriller in cui si sà che c'è l' assassino, ma non lo so vede se non alla fine, la storiella che scopiazza malamente Fedro ha un personaggio nascosto che è il vero Deus Ex Machina di tutto: il pastore.
Come stanno davvero le cose
Poi il pastore inventa la storiella dei cani pastori, della loro indole di ispirazione divina e del loro scopo nella vita, e la racconta sia ai cani che alle pecore, così che entrambi si ricordino dei lupi (memento mori). I cani scodinzolano fieri, tronfi di orgoglio col petto in fuori, e le pecore sono persino riconoscenti e si dimenticano di quanto i denti del cane siano in fondo uguali a quelli del lupo. Il pastore ha assegnato i ruoli a tutti, meno che ha se stesso. Così i tre animali credono ad una storiella in cui al mondo non ci sono i pastori, e ognuno di loro ha un ruolo a cui uniformarsi, e faranno il loro gioco come i pezzi su una scacchiera che credono di essere loro a giocare.
Ma chi gestisce davvero tutto, chi decide chi mangia e chi è mangiato, chi ordina e chi subisce, è sempre e solo il pastore.
Perciò, la prossima volta che vi sentirete orgogliosi di definirvi "cane pastore" o che qualcuno vi loderà per il vostro ruolo in quel compito, domandatevi subito:
"...E il pastore?"